Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parté terza nemici dei propri alleati, per vedere se c'è modo di arrivare con essi ad un'alleanza, prima di avere disdetto il trattato che vi lega agli alleati. L~onore dei diplomatici - lo sappiamo - non è l'onore degli uomini d'onore. Ma c'è un onore anche per i diplomatici. Come il giocatore ha il di– ritto di sfruttare senza generosità tutte le sue carte, ma non deve barare, cos1 il diplomatico può in un trattato sfruttare tutte le piu raffinate inter– pretazioni possibili; non può violarlo grossolanamente in ogni sua parte. Iniziando a Pietroburgo e a Londra le "conversazioni" per l'adesione del- 1'ltalia all'Intesa, mentre riconosceva ancora valido l'art. I della Triplice Alleanza, San Giuliano barava. Questa è la realtà. Certo i documenti austriaci e tedeschi rivelano che i governi degl'imperi centrali baravano già da un pezzo, quando San Giuliano cominciò a barare per conto proprio; e i trattati di pace, che sono succeduti alla guerra, violan– do slealmente tutti i patti dell'armistizio concesso nel novembre del 1918 alla Germania, hanno tolto a chiunque, anche in Francia e in Inghilterra, il diritto di gettare la prima pietra. "Un uomo che voglia fare in tutte le parti professione di buono," insegna Machiavelli, "conviene rovini in fra tanti che non sono buoni"; "e se li uomini fossero tutti buoni, questo pre– cetto non sarebbe buono; ma perché sono tristi, e non osserverebbero la fede a te, tu ancora non l'hai ad osservare a loro." Eppoi - aggiungerebbe qui un "politico realista" - i problemi internazionali, da che mondo è mondo, sono stati risoluti sempre in ultima analisi dalla forza, e non dalle posizioni giuridiche: sii forte e avrai ragione. Ma anche la dignità è forza. Anche il poter guardare in faccia a chiunque senza aver nulla da nascondere, è forza. E su tutta la politica ita– liana della guerra e del dopo guerra ha sempre pesato, come passività non indifferente, la debolezza morale originaria di trattative iniziate e conchiuse con la Triplice Intesa prima che fosse formalmente denunciato il trattato del– la Triplice Alleanza. Machiavelli insegna, sf, che "uno principe non può osservare tutte quelle cose, per le quali li uomini sieno tenuti buoni, sendo spesso necessitato, per mantenere lo Stato, operare contro alla fede, contro alla carità, contro la umanità, contro la religione"; ma deve esservi necessi– tato: "non partirsi dal bene potendo, ma sapere intrare nel male, necessitato." E qui sta appunto la mediocrità intellettuale degli uomini, che governa– vano l'Italia nell'estate del 1914: si misero in una situazione falsa senza che potessero sperarne alcuna utilità. I governi degl'imperi -centrali consideravano la neutralità italiana non come la esecuzione del trattato di alleanza, ma come un "tradimento" dell'alleanza, degno di vendetta esemplare. Se avessero vinto la guerra non solamente l'articolo dei compensi si sarebbe rivelato come un "pezzo di carta," ma l'alleanza non disdetta non avrebbe neanche difeso l'Italia contro le rappresaglie degli alleati "traditi." Denunciando, dunque, l'alleanza, San Giuliano non avrebbe esposto il paese a danni maggiori di quelli, che sorgevano da una interpretazione del trattato contro cui gli alleati si proponevano di vendicarsi. E si sarebbe messo, immediatamente, 420 Biblioteca Gino Bianco

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