Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 ' in una posizione chiara, risparmiando a sé e al suo successore un 'inutile e non necessario atto di slealtà. 4. Jl "sacro egoismo" Quando morf San Giuliano, la vittoria francese della Marna. e le disfatte austriache sul fronte galiziano avevano demolito la certezza della. invincibi– lità austro-germanica, e avevano creato, invece, in molti la illusione che la vittoria della Triplice Intesa fosse vicina. La preoccupazione di possibili rappresaglie contro l'Italia da parte degli imperi centrali vincitori non contribuiva piu a mantenere intorno alla. neutralità quel consenso quasi una– nime, che si era formato sul principio di agosto. Le discussioni fra "neutra– listi" e "interventisti" divenivano sempre piu estese e vivaci. I neutralisti erano di due categorie: triplicisti e pacifisti. I fedeli alla Triplice Alleanza erano disorientati dalla intrattabilità austriaca nella questione dei compensi, ma non credevano possibile un accordo conveniente dell'Italia colla Triplice Intesa. Ripugnavano a qual– siasi accordo con la Francia (francofobia e francofilia sono stati sempre sentimenti elementari e irriducibili nello spirito di molti italiani). Prevede– vano sempre una vittoria degli imperi centrali, fosse pure a lunga scadenza. Non osavano domandare l'intervento a fianco degli antichi alleati. Propu– gnavano la neutralità come posizione provvisoria; speravano che i governi alleati comprendessero alla fine la necessità di essere meno avari col governo italiano nella. questione dei compensi, e cointeressando l'Italia ai profitti della vittoria, la trascinassero nel loro campo, quando la. bilancia dei suc– cessi militari ritornasse a traboccare dalla loro parte piu sicuramente. Appar– tenevano a quest'ordine di idee i tre quarti dei deputati costituzionali. I socialisti, invece, erano nella loro grande maggioranza contro qualun– que guerra, e quindi per la neutralità: neutralità assoluta, e non provvisoria, come quella dei triplicisti. Manifestavano in forme non equivoche la loro avversione alla politica degli imperi centrali, ma rifiutavano di lasciarsi tra– scinare nel campo della Triplice Intesa. La guerra era una lotta. di impe– rialisti borghesi, al cui esito il proletariato doveva rimanere indifferente. La guerra avrebbe aperto il varco alla rivoluzione sociale: a questa i socialisti d.i ~ut_ti paesi_dovevano tenersi pronti, e non sviarsi dietro i governi impe– nahst.1 nella difesa delle patrie. Questa parola d'ordine fu lanciata ufficial– mente dal Partito Socialista Italiano il 21 settembre. La neutralità assoluta aveva il consenso delle moltitudini operaie e rurali, che poco s'interessavano ?i co1:1~ens_i, di eq~ilibrio, di alleanze, di intese, poco si curavano degli 1mpenahsm1 borghesi e della rivoluzione proletaria, e volevano solamente es– sere lasciate tranquille alla. loro vita di ogni giorno. Anche gli interventisti erano di due categorie: antichi triplicisti e antichi pacifisti. ' 421 BibliotecaGino Bianco

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