Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 cerca di trascinare con sé l'Italia, ma "non raggiungerà questo scopo; egli contribuirà con tutte le sue forze ad impedire che ciò avvenga; è questa la principale ragione, per cui vuole rimanere al Ministero degli esteri, nono– stante la sua grave malattia; è questa la sola politica, che l'Italia possa ragio– nevolmente seguire; gli avversari di questa politica cominciano ad avvedersi che non guadagneranno la partita; raddoppieranno i loro sforzi dispettosi, sfrutteranno ogni piccolo incidente per rinnovare gli assalti; ma non bisogna prenderli sul serio; il governo italiano farà tutto il possibile per resistere a quelle correnti nella misura che gli sarà consentito dalle istituzioni liberali del paese." Fu questo l'ultimo viaggio di andata e ritorno che San Giuliano fece fra l'Intesa e l'Alleanza. Il 12 ottobre, la gotta di cui era malato, si aggravò; e il 16 ottobre lo trasse a morte. · Se fosse stato uomo di vero ingegno, San, Giuliano non avrebbe, il 2 agosto, dichiarato la neutralità quale diritto ed obbligo risultante per l'Italia dall'art. IV del trattato di alleanza. Avrebbe preso atto che il governo austriaco aveva violato l'art. I del trattato evitando di accordarsi col governo italiano e ciò per sottrarsi agli obblighi dell'articolo 7, e che aveva la com– plicità del governo tedesco in queste violazioni dell'alleanza. In conseguenza avrebbe dichiarato la fine del trattato, e poi si sarebbe dichiarato neutrale per propria libera volontà, senza alcun impegno di sorta verso gli alleati antichi. Era, invece, un uomo mediocre, come del resto tutti gli altri uomini, che in quei giorni tragici decidevano i destini del mondo. Viveva da mezzo secolo nell'ammirazione per la Germania e nella fede che la Triplice fosse utile e necessaria ail'Italia. Vedendo sfasciarsi improvvisamente il sistema diplomatico tradizionale, non osò spazzarne via ad un tratto i detriti. Vi rimase legato con la inerzia mentale dei vecchi, in cui lo spirito ha perduta ogni agilità. Era un naufrago che si afferrava smarrito ai frammenti di . una barca che non c'era piu. Temeva i risultati delle operazioni inglesi sul mare; temeva i risultati di una vittoria austro-germanica per terra. Stretto fra le due contraddittorie paure, sperò di mantenere nell'alleanza non disdetta una difesa contro le rappresaglie degli alleati, e cercò nello stesso tempo di tenersi sgombra la via per un accordo con i nemici degli alleati. In questo modo, sequestrò sé medesimo e i suoi successori in una situazione torbida e antipatica, da cui era assai difficile uscire con onore. Il trattato della Triplice, ~nfatti, faceva obbligo, nell'articolo I, alle parti contraenti, di "non entrare m. alcuna alleanza o impegno, che fosse diretto contro uno degli Stati alleati." Come conciliava San. Giuliano quest'obbligo, che egli non disdiceva, con le conversazioni di Carlotti con Sazonof, e di Imperiali con Grey, per u~a. ~ventuale adesione dell'Italia alla Triplice Intesa? Erano "conversa– zioni ; non erano né un' "alleanza" né un "impegno." San Giuliano non voleva chiamarle neanche "trattative." Ma non si arriva ad un'alleanza senza prima conversare. E non è politica da uomini di onore conversare con i 419 BibliotecaGino Bianco

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