Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza nire nella guerra senza esservi costretta da una ragione vitale: solo cosf eviterà l'accusa di slealtà verso i propri antichi alleati. Quando l'Austria sia minacciata di imminente rovina, quando da questa rovina l'equilibrio delle forze nell'Adriatico possa essere sconvolto a vantaggio degli slavi, quando il governo austriaco non sia piu in grado di difendere contro la conquista slava le terre abitate da italiani, allora l'Italia non potrebbe piu rimanere neutrale, e sarebbe obbligata da una superiore necessità a muoversi per la difesa dei propri connazionali. Bisogna, dunque, che l'intervento italiano sia preceduto e reso doveroso da un grande sforzo della flotta franco-inglese, che in collegamento con le operazioni terrestri dei serbi e montenegrini, riduca a mal partito l'Austria. E per l'ora della pace, l'Italia non deve pas– sare dall'incubo della minaccia austriaca all'incubo della minaccia slava. Il Trentino e Trieste non sarebbero acquisti sufficienti. Occorre avere come -confine il displuvio principale delle Alpi e l'Istria fino al Carnaro. Sulla . Dalmazia non ha idee definitive. È incerto quali isole domandare. Pensa di aprire trattative col governo serbo. Consente che l'Albania sia spartita fra Montenegro, Serbia e Grecia, purché la costa sia neutralizzata, e Vallona passi iri piena sovranità all'Italia. Alla guerra deve succedere un trattato di reciproéa garanzia fra i vincitori, che però non deve impegnare le parti a nessuna assistenza verso quella che eserciti una politica aggressiva. Mentre San Giuliano elabora il programma dell'intervento a fianco del– l'Intesa, e a Londra cominciano le conversazioni fra sir Edward Grey e l'ambasciatore Imperiali, la situazione cambia ancora una volta apparenza. Gli sforzi francesi per snidare i tedeschi dalle posizion_i,su cui si sono fer– mati dopo la ritirata della Marna, riescono vani. Sui primi di ottobre la guerra in occidente accenna a. divenire stazionaria. In oriente i russi vengono respinti dagli austriaci al di là dei Carpazi (30 settembre). Cresce per gl'impe– ri centrali la utilità della neutralità italiana. E cresce per l'Intesa la utilità di un intervento.' Il governo tedesco, sui primi di ottobre, propone che il governo italiano occupi Vallona: "questa misura sarebbe un buon mezzo per distrarre dal nord gli occhi dei nazionalisti e per metter piede nei Balcani." Il governo austriaco ritorna; al solito, ad impennarsi e ad accumular riserve. I governi dell'Intesa, seguendo queste trattative sui telegrammi italiani ed austriaci che vengono via via decifrati dai loro Gabinetti neri, deliberano di non opporsi alla impresa italiana; uno sbarco italiano a Vallona può produrre un urto fra Italia ed Austria. In questo senso Barrère parla a San Giuliano, il 6. ottobre. San Giuliano "ringrazia vivamente," ma non abbocca all'amo. Invece il 10 ottobre, si mostra d'accordo con Macchio nella opinione che la Triplice Intesa desidera mettere in guerra l'Italia con l'Austria affinché le flotte dei due paesi si distruggano a vicenda; rimarrebbe cos1 il dominio navale della Intesa nel Mediterraneo: "solo cosf si spiega l'attitudine passiva ed osservatrice della flotta anglo-francese dell'Adriatico." La Triplice Intesa 418 BibliotecaGino Bianco

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