Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza grafò a Vienna "l'assicurazione che egli continuerebbe con insistenza a fare sforzi perché la crisi attuale conducesse a un miglioramento dei rapporti fra l'Austria-Ungheria e l'Italia, o almeno perché questi rapporti non subis– sero guasti ulteriori"; e conversando con Macchio, "ammise francamente le tentazioni e le offerte della Triplice Intesa," ma aggiunse che "rimarreb- b . f ,, ero m ruttuose. Per mantenerlo sulla buona via contro le tentazioni, il 24 agosto, gli ambasciatori di Germania e d'Austria andarono. a dichiarargli che i loro governi "accettavano senza riserve la interpretazione italiana dell'articolo VII, non solamente per la durata della crisi attuale, ma anche per tutta la durata dell'alleanza": "in caso di occupazione tempora nea o permanente di un territorio balcanico, noi saremmo disposti a conversare coll'Italia sulla questione dei compensi, che dovrebbero esserle accordati." Dunque era in– teso, da ora in poi, che non solo una occupazione permanente, ma anche una occupazione temporanea avrebbe creato nel governo italiano il diritto a conversare sui compensi. Quanto a trovarsi d'accordo era un'altra faccenda! Ma era un nuovo passo, che San Giuliano faceva a spese dell'intransigenza austriaca. Finanche Conrad von Hotzendorf era preso da uno slancio di tenerezza; e fece smentire recisamente dall'addetto militare austriaco a Roma che l'Austria meditasse una aggressione ai danni dell'Italia per punir– la di non avere partecipato alla guerra. San Giuliano "non dissimulò l'impressione gradita, che gli faceva la dichiarazione" austro-germanica. Essa veniva proprio in un momento, in cui la situazione militare sembrava precipitare a vantaggio degli imperi centrali. I franco-inglesi, battuti a Charleroi (22-23 agosto), si ritiravano verso Parigi. I russi battuti dagli austriaci in Galizia a Krasnick (23-25 agosto), si ritira– vano su Lublino e su Cholm. I tedeschi iniziavano contro i russi l'offensiva dei Laghi Masuriani. Solamente sul fronte serbo, gli austriaci, battuti a Losnitza, dovevano ritirarsi al di qua della Drina e della Sava; ma questo insuccesso locale era come affog.ato nell'insieme delle fortune generali. La neutralità conquistava in Italia terreno. Il 27 agosto, San Giuliano ripeté a Barrère che il governo italiano persisteva nella neutralità; e Macchio riportò da un colloquio con Salandra la impressione che questi "era perfet– tamente d'accordo con San Giuliano sulla intenzione di non lasciarsi tirar fuori dalla neutralità." A Berlino la tattica austriaca di non chiedere al– l'Italia l'intervento, ma lasciarla infilzarsi sulla neutralità, trionfava, dal momento che la vittoria sulla Francia era assicurata ormai, anche senza l'aiuto dell'Italia. Bastava che questa non si movesse prima che la partita fosse chiusa: ed era affare di un altro paio di settimane. L'ambasciatore Bollati, il 30 agosto, annunziò che là tutti oramai riconoscevano il diritto dell'Italia a mantenere la neutralità: rimanendo neutrale, l'Italia non aveva nulla da temere dai suoi alleati, anzi offriva loro alcuni vantaggi. L'Italia, essendo la sola grande_ Potenza fuori del conflitto, avrebbe potuto ad un dato 416 Biblioteca Gino Bianco

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