Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 Allo scoppio delle ostilità, essi si trovavano nel Mediterraneo, pronti a colla– borare con le flotte dell'Italia e dell'Austria contro l'Intesa, secondo la con– venzione navale italo-austro-germanica del giugno 1913. Dopo avere il 3 agosto bombardato i porti di Bonne, di Philippeville in Algeria, essi riesci– rono a riparare nel porto di Messina la mattina del 5 agosto, alle 4. Secondo le convenzioni dell'Aja, dovevano partire entro 24 ore. Temendo che le auto– rità italiane favorissero le due navi piu che non fosse consentito dal diritto internazionale, i governi d'Inghilterra e di Francia minacciarono di dichia– rare guerra anche all'Italia se la Goeben e la Breslau non lasciavano Messina entro le ore 4 del 6 agosto. Anche Carlotti, nelle conversazioni con Sazonoff e con Paléologue no– tava "una leggera sfumatura di minaccia." In ima conversazione del 12 agosto, Sazonof mise un aut aut: "non poteva consentire una lunga discus– sione sulle sue proposte a base di controproposte: fra qualche giorno, forse, la Triplice Intesa non avrebbe avuto piu ragione di mantenere le sue offerte, data la eventualità di una battaglia fra le forze anglo-francesi e le austriache." Sospinti di qua e di là da tante e cos1 opposte correnti di lusinghe, di minacce, di insidie, Salandra e San Giuliano riescivano con grande difficoltà, o meglio non riescivano affatto, a tenere una linea sicura d'azione. Il 13 ago– sto, Salandra, parlando con l'ambasciatore inglese a Roma, Rennell Rodd, dichiarò testualmente "che in nessun caso l'Italia si sarebbe posta al fianco della Germania e dell'Austria," ma non escluse del tutto che potesse inter– venire a fianco dell'Intesa: solamente "era preferibile in questo momento che l'Intesa non pregiudicasse l'avvenire e si astenesse da qualche passo, che potesse compromettere il successo di trattative ulteriori." Il 14 agosto, invece, disse senz'altro che "proporre all'Italia di andare piu lontano che la neutralità, significava domandare una politica ingiustificabile." Viceversa il giorno dopo, 15 agosto, San Giuliano disse all'ambasciatore russo Kru– penski: Non abbiamo ragione in questo momento di cambiare il nostro atteggiamento di neutralità; ma se abbandonassimo questa via, bisognerebbe che tale nostra decisione fosse basata su una stipulazione precisa, fatta prima, di accordi militari e politici colla Triplice Intesa; questi accordi dovrebbero essere trattati esclusivamente a Londra e nel piu gran segreto. Inoltre, una decisione di tanta gravità non si prende senza i piu gravi motivi; e, in un paese come il nostro, bisogna anche che essa sia presa d'accordo con l'opinione pub– blica, e coi capi dei diversi partiti, che non abbiamo ancora avuto il tempo di consultare. In ogni caso, l'Italia porrebbe come prima condizione che le flotte italiana, francese e inglese dovrebbero collaborare come se fossero una flotta sola, e nessuna delle parti dovrebbe poter fare una pace separata. Il 16 agosto, telegrafò a Carlotti che era disposto ad accordarsi con l'Intesa su que– ste basi, purché le trattative avvenissero a Londra, dove era possibile conser– vare il piu assoluto segreto, ed esclusivamente fra sir Edward Grey e l'am– basciatore italiano Imperiali. Viceversa, tre giorni dopo, il 20 agosto, tele- 415 BibliotecaGino Bianco

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