Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza mente all'ambasciatore austriaço, che "dato il carattere della Triplice pura– mente difensivo," la conflagrazione europea sarebbe provocata dall'Austria pel suo modo di procedere verso la Serbia; il governo di Vienna aveva, per giunta, trascurato di mettersi d'accordo preventivamente con l'Italia; dunque questa non aveva nessun obbligo di prender parte alla guerra. Ma neanche ora ruppe del tutto i fili. Aggiungeva che pur negando il "casus foederis," il governo italiano si riservava {art. 4 del trattato) di esaminare se gli conve– nisse meglio mettersi militarmente a fianco degl'imperi centrali. Quest'alter– nativa gli pareva la piu verisimile. Ma occorre'va che gl'interessi dell'Italia nei Balcani rimanessero garantiti. Occorreva che il governo austriaco non tentasse di introdurre nei Balcani dei cambiamenti, che dessero all'Austria una posizione preponderante a detrimento dell'Italia. Quest'atteggiamento del governo italiano creò grande nervosismo a Berlino. "Se la Triplice," dicevano, "non si può considerare come un tutto compatto, le 'c4ances' degl'imperi centrali nel grande conflitto diven– tano considerevolmente peggiori. Bisogna assolutamente che l'Italia rimanga nella Triplice, e piu ancora ne sia un fattore attivo." Perciò il· 30 luglio, l'am– basciatore austriaco a Berlino comunicò e raccomandò, anche per conto proprio, a Berchtold il consiglio di "interpretare nella maniera piu liberale l'art. 7, soddisfare per quanto fosse possibile i desideri dell'Italia riguardo ai compensi, e dichiarare al piu presto. possibile la disposizione ad entrare subito in trattative, riconoscendo l'obbligo di concedere i compensi." Il 31 luglio, Guglielmo II spedf a Roma una lettera per invitare il re d'Italia a mobilitare tutte le forze italiane, secondo il trattato d'alleanza. Per preparare il terreno alla lettera di Guglielmo II, Berchtold si decise, il 1 ° ago– sto, a telegrafare a Roma che "accettava la interpretazione italiana dell'art. 7 della Triplice Alleanza, a condizione che l'Italia eseguisse pienamente il suo dovere di alleata nel presente conflitto." Siccome fino a questo momento si era discusso solamente in astratto se esistesse o non per l'Italia un diritto ad ottenere compensi, rimaneva sempre aperta la via a qualunque ulteriore disaccordo sulla estensione dei compensi. Frattanto il governo italiano doveva dare all'art. 3 del trattato la interpretazione che faceva comodo agli alleati, e precipitarsi nella guerra. A Roma, lo stesso giorno 1 ° agosto, mentre il telegramma di Berchtold era per istrada, si riunf il Consiglio dei ministri. I ministri riconobbero che l'Italia non aveva né l'obbligo, né l'interesse di partecipare alla guerra; la Triplice era puramente difensiva; la guerra era stata provocata dall'Austria; l'Austria non aveva fatto · nessuna previa comunicazione all'Italia; non si poteva pretendere che l'Italia sacrificasse il sangue e gli averi del suo popolo, e affrontasse i piu gravi pericoli, data la sua lunga linea di coste, solamente per ottenere un resultato direttamente contrario ai suoi interessi, cioè un mutamento nello statu quo balcanico a vanÌggio materiale e morale dell'Austria- Ungheria. "-- · Nel pomeriggio del 1° agosto la dichiarazione di Berchtold fu comuni– cata a Roma. Non era certamente tale da mutare la situazione. Berchtold 408 BibliotecaGino Bianco

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