Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 ai governi di Berlino e di Vienna, riconosciute da essi compatibili con gli obblighi della Triplice Alleanza e non mai disdette, facevano al governo ita– liano l'obbligo di rimanere neutrale, qualora la guerra fosse stata provo– cata, non dalle Potenze occidentali, ·ma dagli imperi centrali. Il trattato d'alleanza, dunque, non imponeva, e quelle intese escludevano, che l'Italia intervenisse nella guerra a fianco della Germania e dell'Austria. Tutti questi ragionamenti si fondano sulla opinione che, nell'estate del 1914, la Germania e l'Austria non furono "attaccate" dalla Russia, dalla Francia, dall'Inghilterra, ma invece "provocarono" esse la crisi. Se questa opinione viene respinta, l'opera del governo italiano non può essere giudicata che come fondamentalmente sleale. Ma anche chi adotta questo punto di vista, deve ammettere almeno questo fatto indubitabile: che nella questione delle cosf dette "responsabilità della guerra," le opinioni sono divise. Se ne discute non solamente fra i pubblicisti reclutati dai diversi governi per "fare la propaganda,'' non solamente fra gli storici, che l'interesse nazionale può deviare da un giudizio obiettivo, ma anche fra studiosi seri e disinteres– sati dei paesi neutrali. Il caso, dunque, era per lo meno dubbio. Del resto, non è necessario in alcun modo intrigarsi nella discussione sulle responsabilità della guerra per risolvere il problema degli obblighi, che l'Italia aveva verso gl'imperi centrali, nell'estate del 1914. Questo problema è risoluto dal precedente del luglio 1913. Nel luglio 1913, quando il governo di Vienna domandò l'appoggio del– l'Italia nella guerra contro la Serbia, il governo italiano rifiutò e dichiarò che se la iniziativa austriaca risultava in una guerra generale, l'Italia sarebbe rimasta neutrale. Questa interpretazione non sollevò allora proteste, né da parte del governo di Vienna, né da parte di quello di Berlino. Il caso del luglio 1914 è identico a quello del luglio 1913. Dato questo precedente, non dovrebbe esservi luogo a dubbi e discussioni fra uomini di buona fede. Lo stesso Jagow, segretario tedesco per gli esteri riconosceva fino dal 15 luglio, telegrafando a Tschirschky, ambasciatore tedesco a Vienna, che un conflitto con la Serbia non costitu,iva un "casus foederis" per l'Italia. Anche Mattia Erzberger ha rivelato, nei suoi Erlebnisse im Weltkrieg, che a Berlino si riconosceva che l'Italia non era tenuta dal "casus foederis." . 4. La dichiarazione di neutralità Di San Giuliano, aveva già dichiarato, fino dal 24 luglio che "il governo italiano non si riteneva responsabile cper 1~ conseguenze dell' 'ultimatum,' " e "sarebbe rimasto passivo se la Russia fosse stata coinvolta nel conflitto," non solamente perché era mancato ogni previo accordo fra gli alleati, ma anche perché "il passo austriaco verso la Serbia era un atto di aggressione," mentre "il trattato della Triplice era puramente difensivo." Il 30 luglio, quando vide prossima la tempesta, ripeté anche piu netta- 407 BibliotecaGino Bianco

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