Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 stata incrollabile nel paese, contro ogni tentativo per trascinarlo nella guerra a fianco della Germania e dell'Austria. , .Inoltre, appariva sempre piu probabile l'intervento dell'Inghilterra: Da– ta questa eventualità, l'Italia si sarebbe messa in una situazione economica disperata, se fosse intervenuta a fianco degli imperi centrali. L'Italìa deve importare dall'estero le piu importanti materie prime necessarie alla vita giornaliera: grano, carbone, ferro, petrolio, cotone. Se l'Italia si fosse trovata in un campo opposto a quello dell'Inghilterra, la flotta inglese, chiudendo al commercio italiano il canale di Suez e lo stretto di Gibilterra, avrebbe ri– dotto, in una settimana, l'Italia alla fame e alla rivoluzione. Solo se si for– masse una grande coalizione continentale, a cui partecipasse anche la Russia, l'Italia potrebbe ottenere dall'Europa centrale ed orientale e dall'Asia, per via di terra, le materie prime, che le sono necessarie per vivere, e solo in questo caso potrebbe fare politica antibritannica. Militarmente, la flotta austriaca e la flotta italiana e le navi tedesche che si trovavano in quel momento nel Mediterraneo, potevano mettere in posi– zione assai pericolosa le forze franco-inglesi: i trasporti delle truppe colo– niali dall'Africa settentrionale in Francia sarebbero divenuti assai difficili, se non addirittura impossibili. Inoltre, una minaccia italiana ·avrebbe fissato una parte delle truppe francesi sulla frontiera alpina. Probabilmente la vittoria della Marna sarebbe divenuta impossibile. Ma la medaglia aveva il suo rovescio. L'Italia ha parecchie delle sue · piu importanti e piu belle città proprio sul mare che sarebbe stato il teatro della guerra: Genova, Livorno, Napoli, Palermo, Catania, senza contare le città minori. Queste città italiane sarebbero state subissate dai bomb~rda– menti nemici. La Germania, invece, non aveva città importanti sulla costa del Mar del Nord; e le coste dell'Austria, nell'Adriatico, non correvano che mediocri pericoli. Il governo italiano, dunque, intervenendo nella guerra, avrebbe assicurato la vittoria terrestre della Germania sulla Francia, paganJ do quella vittoria con la rovina di parecchie sue superbe città marittime. Questo disastro si sarebbe combinato con la fame e con l'anarchia, procurate dalla fine immediata del commercio marittimo italiano. E tutti questi sacrìJ fìci l'Italia doveva affrontarli, mentre il· governo di Vienna mostrava tanta mala volontà, e tanta mala fede, nella interpretazione del trattato! Queste considerazioni elementarissime, di buon senso, dovevano pesare s~llo spirito dei governanti italiani piu che le correnti sentimentali dell'opi– mone pubblica. Ma non contrastavano con quelle correnti: le rafforzavano e ne erano rafforzate. Certo, accanto al problema di assicurare la salvezza del paese, ìn quella grande crisi, c'era l'obbligo di eseguire il trattato. L'articolo 3 della Triplice Alleanza stabiliva che se una o due delle parti contraenti, "senza ~rovocazione diretta da parte loro, fossero attaccate o si trovassero impegnate in una guerra" con due o piu fra le grandi Potenze non firmatarie del trat– tato, il "casus foederis" si sarebbe presentato simultaneamente per tutte 405 BibliotecaGino Bianco

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