Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza ci." E conchiudeva augurando che le "conversazioni amichevoli e sincere conducessero al piu presto possibile ad un resultato che permettesse la colla.! borazione, in una politica comune." L'uomo si afferrava ancora al suo sogno triplicista; non disperò fino al– l'ultimo momento che la neutralità inglese sarebbe continuata; credeva ancora possibile conciliare gli interessi austriaci e italiani; se sulla base dell'art. VII era ammesso a partecipare in equa proporzione agli utili di una politica co– mune, era disposto a faci~itare "oggi o piu tardi" all'Austria le occupazioni temporanee o definitive a cui essa aspirava in Serbia. Proprio in quel giorno, 29 luglio, in cui San Giuliano consegnava a Merey il suo promemoria; le relazioni fra l'Austria e la Russia precipitarono verso la guerra, e l'intervento della Germania, della Francia, dell'Inghilterra cominciò ad apparire, non solo probabile, ma inevitabile. Non appena la imminenza della guerra ge·nerale prese forma concreta, lo Stato Maggiore italiano cominciò a dirigere le forze, di ·cui ·poteva disporre in quel momento, verso la frontiera francese, secondo la convenzione militare del marzo 1914. E i gruppi nazionalisti iniziarono la propaganda per l'in– tervento dell'Italia nella guerra, a fianco della Germania e dell'Austria. Invece, nella enorme maggioranza di tutte le classi sociali si manifestò una immediata formidabile reazione contro la politica degl'imperi centrali. I socialisti si dichiararono contro la guerra e per la neutralità assoluta, in coerenza col loro internazionalismo pacifista. Gli irredentisti presero posizione contro una guerra, in cui i soldati italiani dovessero combattere a fianco dei soldati austriaci, qualora non fosse risoluto definitivamente, con l'annessione all'Italia, il problema delle terre austriache abitate da italiani. Socialisti e irredentisti erano rafforzati da una larga corrente di prote– sta morale contro la brutalità dell'" ultimatum" austriaco. Chi visse in quei giorni in Italia, poté vedere il popolo italiano in 'tutte le sue classi, in uno dei momenti piu buoni della sua storia. Nessun governo sarebbe riuscito a trascinarlo alla guerra, a fianco della Germania e dell'Austria: le vaste con– quiste territoriali, che i nazionalisti additavano come facili, a spese della Francia, la cui sconfitta sembrava sicura, non allettarono che una piccola mi– noranza, resa impotente dalla ripugnanza generale. Certo sarebbe arbitrario affermare che queste correnti dello spirito popo– lare avrebbero resistito a lungo. Il pacifismo dei socialisti fu sopraffatto nella primavera del 1915. Gl'irredentisti potevano essere cointeressati alla vittoria austro-germanica mediante una politica meno inintelligente del governo di Vienna. La prima istintiva reazione contro la politica degl'imperi centrali po– teva essere, a poco a poco, superata da una campagna di stampa sistematica– mente condotta, e coll'aiu~o di pochi incidenti diplomatici acconciamente su– scitati dal governo di Roma, dopp che si fosse messo d'accordo con quelli de– gl'imperi centrali. Ma sta il fatto che negli ultimi giorni di luglio, e nei primi giorni di agosto del 1914, il governo italiano, colto alla sprovvista dagli av– venimenti, doveva tener conto della resistenza, che in quel momento sarebbe 404 BibliotecaGino Bianco

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