Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 lunque parte del territorio austriaco, l'argomento non doveva essere neanche d . ,, 1scusso. A proposito del Trentino, anche di questo si era parlato nel 1887. Il conte de Launay, ambasciatore italiano a Berlino, discutendo con Robilant sull'articolo 7, scriveva: La formula degli equi compensi fa rizzare le orecchie al conte Kalnoky. Suppongo che a Vienna si preoccupino della eventualità che noi si possa far entrar dalla porta della scu– deria il Trentino, e la rettifica della frontiera verso l'Isonzo, e magari Trieste. Se nel 1882, l'Austria e la Germania avessero accettato la nostra proposta della reciproca garanzia ter– ritoriale, a Vienna non sarebbero oggi inquieti. Ma il caso di coscienza dell'imperatore Francesco Giuseppe, che non volle garantire Roma all'Italia, imped1 questa clausola. Alla sua volta Kalnoky avrebbe voluto che nel trattato si dichiarasse esplicitamente che l'Italia non avrebbe potuto mai domandare il Trentino, in compenso di eventuali nuove espansioni balcaniche dell'Austria. Ma siccome l'articolo 7 era stato accettato per burla, "non significava nulla," Kalnoky non insistette nella riserva. La questione rimase impregiudicata. Nel 1914 essa balzò su, non appena il patto del 1887 fu chiamato a fare la sua prova suprema. In risposta alla dichiarazione di Berchtold, il governo di Berlino con– senti esplicitamente (29 luglio) che "la separazione dalla Monarchia di una parte dei suoi territori non poteva costituire oggetto neanche di discussione." Cos1 Berlino e Vienna furono d'accordo nel rifiutare compensi per le occupazioni temporanee; d'accordo nel non accettare una discussione imme– diata sulla en~ità dei compensi per eventuali occupazioni permanenti; e d'ac– cordo, per il momento in cui fosse venuta in discussione la entità dei compen– si, a rifiutare il Trentino. Berchtold poi, per conto proprio, non ammetteva transazioni neanche per Vallona. A che cosa si riduceva, allora, la dichiara– zione di Berchtold che "era disposto ad entrare in negoziati nella questione dei compensi" nel caso che fosse stato obbligato a procedere ad una occupa– zione del territorio serbo, che non si dovesse considerare come "puramente transitoria? " A questa comunicazione, San Giuliano rispose il 29 luglio che non po– teva rinviare ad altro tempo la qiscussione dei compensi: "È evidente che un accordo su questo punto è urgente"; "la collaborazione cordiale della di– plomazia italiana e della diplomazia austro-ungarica deve essere fondata sulla base dell'articolo VII"; "senza questa base è da temere che la collaborazione <Cor?ialenon sarebbe possibile"; "finché sussisterà un dubbio sulla interpre– t~z10ne che l'Austria dà all'articolo VII, l'Italia non può seguire una politica diretta a facilitare oggi o piu tardi occupazioni temporanee o definitive da parte dell'Austria-Ungheria; al contrario dovrebbe favorire tutto ciò che di– ~inuisce la probabilità di queste occupazioni."· San Giuliano esprimeva "il vivo de_sideriodi rafforzare sempre piu fra le Potenze alleate quegli intimi rappor~, che hanno fatto tanto progresso in questi ultimi anni, e debbono far– .ne altri avendo per base l'accordo e la conciliazione degl'interessi recipro- 403 BibliotecaGino Bianco

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