Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza Triplice Intesa. Cosf il governo di Vienna, trattenuto da entrambi i governi alleati, dovè rinunziare all'impresa. Fu questo l'ultimo piano di guerra, che Conrad von Hotzendorf non riusd ad attuare. La intimità italo-austriaca, dunque, non era una realtà. Era una speran– za, o piuttosto una illusione del marchese Di San Giuliano. Questi credeva, te– nendosi stretto al governo di Vienna nelle questioni balcaniche, di poterlo sorvegliare, di poterlo frenare, e di potere al momento buono contrattare quei compensi, che gli avrebbero consentito di partecipare ai profitti di una poli– tica solidale. 3. La convenzione navale del 1913 A Parigi, le preoccupazioni per questi maneggi crescevano di giorno in giorno. Le dichiarazioni, che faceva il ministro italiano, erano giudicate "im– precise." La campagna francofoba di parecchi importanti giornali italiani, fra i quali la Stampa, sembrava dimostrare un partito preso di ostilità, perché il direttore della Stampa era intimo di Giolitti e del Di San Giuliano. Peggio fu nell'estate del 1913, dopo chF le autorità militari italiane, insie– me con le autorità militari tedesche ed austriache, ebbero definito per la eventualità di una guerra, i piani delle operazioni navali comuni, in una con- venzione militare, che fu firmata nel giugno. · Questa convenzione non rappresentava in alcun modo una violazione de– gli obblighi di neutralità, che il governo italiano aveva verso l'Inghilterra e verso la Francia nelle intese del 1902; intese non ancora disdette nel giugno del 1913. Le convenzioni militari entrano in azione solamente nel caso che i trattati politici portino alla guerra. Fino a quando il governo civile respon– sabile non delibera la guerra, le convenzioni militari sono semplici studi tecnici, cli.e non creano impegni politici. Cosf le convenzioni militari anglo– francesi, cominciate a -studiare nel 1905, non impegnavano il governo inglese ad intervenire nella guerra del 1914. Cosf le convenzioni militari che gli Stati Maggiori dell'Inghilterra e del Belgio cominciarono a studiare nel 1911 per il caso che il governo tedesco violasse la neutralità del Belgio, non violava– no l'obbligo di neutralità del Belgio, in quanto esse sarebbero entrate in azione, solamente nel caso che il governo tedesco avesse preso la iniziativa di violare la neutralità del Belgio. Non altrimenti, le convenzioni militari del 1913 fra l'Italia e gl'imperi centrali caddero nel nulla nell'agosto del 1914 ·quando il governo italiano dichiarò la neutralità. Ma tutto questo ragionamento vale se ci si mette sul terreno di quella che si può chiamare la lealtà diplomatica. La quale non è la lealtà di noi po– veri diavoli, che pratichiamo la lealtà dei galantuomini. Ogni professione ha la sua speciale lealtà. La lealtà del magistrato non è quella dell'avvocato, la lealtà dello scienziato non è quella del giuocatore. La lealtà diplomatica è molto simile a quella del giuocatore. Il giuocatore non ha nessun dovere di 390 BibliotecaGino Bianco

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