Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza Sazonof il 9 novembre al ministro russo presso la corte di Belgrado, "vor– remmo sostenere la domanda della Serbia, ma la Triplice Alleanza si oppo~ ne." In tutta "questa crisi, che dura fino alla primavera del 1913, noi vediamo sempre i governi di Vienna e di Roma operare l'uno a fianco dell'altro. Ro– ma appoggia Vienna contro la Serbia e contro il Montenegro che tentano impadronirsi di Durazzo e di Scutari; Vienna appoggia Roma contro la Grecia, che cerca di estendersi verso Vallona. Non esiste nessuna colla– borazione italo-russa. L'intesa di Racconigi è caduta nel ·nulla. Viceversa, nelle dichiarazioni del 18 dicembre 1912 e del 22 febbraio 1913, Di San Giuliano insiste sulla. idea che la Triplice deve essere "avvivata e fecondata da intimi e fiduciosi rapporti fra gli alleati." "La Triplice ·può dare per ognuna delle tre Potenze che ne fanno parte, tutti i suoi frutti, quando sia piena ed intera la reciproca fiducia.per il presente e per l'avvenire; quando ognuno degli alleati abbia la convinzione che potrà domani avere l'appoggio dell'altro, in compenso di q~ello che oggi può fare per esso; quan– do tutti e tre sappiano che si tratta, non· di una combinazione passeggera, ma di un legame saldo e durevole." E parlando dei rapporti italo-austriaci, af– ferma che essi erano "molto intimi e cordiali." Era davvero convinto di questa intimità e cordialità? L'Austria - spiegava Bissolati - solleva oggi la questione dell'Albania, perché si tratta per essa di trovare il modo come intervenire nel conflitto balcanico ai danni dell'ele– mento slavo. Ma intervenire, essa sola, contro l'opposizione di tutta l'Europa, non le è possibile. Il disegno austriaco consiste nell'ottenere che l'intervento sia effettuato o mi– nacciato non già dall'Austria sola, bens1 dalla Triplice Alleanza. Il successo di questo piano è però subordinato ad una condizione: che sia accettato dall'Italia. O meglio: non è necessario che l'Italia lo· accetti in tutta l'ampiezza del suo sviluppo e dei suoi veri fini, che l'Austria vela e dissimula; basta che l'Italia consenta nelle intimazioni e nelle minaccie, che l'Austria intende muovere per l'intangibilità dell'Albania, alla Serbia e ai suoi alleati della Quadruplice. Il resto viene da sé; una volta avvenuto il primo urto, dietro all'Italia viene trascinata anche la Germania. Non che alla Germania importi assai dell'Albania; ma la Germania non può non vedere e non valutare in ·questo accordo italo– austriaco il fatto decisivo che, mettendo l'Italia contro l'elemento slavo balcanico, la stacca dalla Russia e la lega alla Triplice. Bissolati spiegava che non bisognava confondere nella questione albane– se le due differenti politiche, a cui poteva fare ricorso l'Italia. L'una consi– steva nel mantenere il concerto europeo e nel prot~ggere l'autonomia alba– nese contro greci, serbi e montenegrini, con la solidarietà, non solamente del– la Germania e dell'Austria, ma anche della Triplice Intesa. L'altra consisteva nello staccarsi dalla Triplice Intesa, associarsi con l'Austria. nel tentativo di sottoporre l'Albania ad un esclusivo controllo italo-austriaco, e prendere l' Al– bania come punto di appoggio per annullare il risultato delle vittorie della Quadruplice balcanica contro la Turchia. Che Bissolati vedesse chiaro, risulta da tutti i documenti pubblicati in questi ultimi tempi, ed è luminosamente confermato dalle Memorie di Giolit– ti. Nel marzo del 1913 - racconta Giolitti - il governo austriaco domandò 388 BibliotecaGino Bianco

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