Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza il trattato continuava ad avere, come sempre aveva avuto, "fini difensivi e pacifici": ciascuna delle Potenze alleate doveva "coltivare cordiali rapporti con le altre Grandi Potenze ed eliminare le eventuali cause di attrito" e "fa– re il possibile per non coinvolgere gli alleati in complicazioni non necessarie." Ma, toccando i rapporti dell'Italia con le potenze estranee alla Triplice Alleanza, il ministro non adoperò piu le .formule che si ripetevano in tutti i discorsi dei ministri degli esteri fra il 1902 e il 1909, e nelle quali il governo italiano dichiarava di volere osservare, oltre l'alleanza con gli imperi centrali, anche le intese con l'Inghilterra _econ la Francia.· Il ministro italiano si li– mitò a dichiarare che la conquista della Tripolitania e della Cirenaica "crea– va un legame di sentimenti e d'interessi" fra l'Italia, la Francia e l'Inghil– terra, di fronte alle popolazioni indigene "pervase da un fremito comune di avversione contro la dominazione europea." L'Italia, l'Inghilterra e la Francia perciò avrebbero trattato tutte le questioni, inerenti al loro vicinato e alla loro rispettiva situazione in quelle regioni, nello stesso spirito in cui erano stati formati i reciproci accordi tuttora vigenti, ai quali restavano indele– bilmente associati i nomi di Visconti-Venosta e Prinetti. "Ma l'opera di c,iviltà e di italianità, che il nostro paese dève compiere in Libia, non può distrarre lo sguardo dagli altri grandi interessi, che esso ha in ogni parte del mondo ... Pe~ conseguimento di questi fini, l'alleanza fra l'Italia, la Germania e l'Austria– Ungheria, deve restare il cardine fondamentale della nostra politica estera." In questa dichiarazione, le intese dell'Italia con l'Inghilterra e con la Francia, sono considerate come un semplice strumento per assicurare il buon vicinato e la collaborazione fra le tre Potenze solamente nell'Africa setten– trionale (" in quelle regioni,") contro le inquietudini delle popolazioni indi– gene. Nelle questioni "del nuovo assetto territoriale balcanico, e in quelle del- 1' equilibrio nell'Adriatico e nel Mediterraneo orientale," Di San Giuliano non mostra di far nessun assegnamento 'sulle intese dell'Italia con la Fran– cia e con l'Ìnghilterra. Per la tutela degli interessi che l'Italia ha "in tutte le parti del mondo," invoca solamente la Triplice Alleanza. Lo stesso.sistema di idee troviamo nella dichiarazione che Di San Giulia~ no fa alla Camera nella seduta del 22 febbraio 1913: Il possesso della Libia - egli dice - ha risoluto per l'Italia il problema dell'equi– librio nell'Africa settentrionale, ma non diminuisce certo il nostro interesse al manteni– mento dell'equilibrio generale del Mediterraneo. Se per forza degli eventi, contro la vo– lontà nostra e contro la volontà dei nostri alleati e di tutte le Grandi Potenze, dovessero avvenire, presto o tardi, mutamenti territoriali nel Mediterraneo, l'Italia non potrebbe rimanere spettatrice inerte. Per queste eventuali nuove situazioni, Di San Giuliano evita di fare alcun accenno alle intese dell'Italia con la Francia e con l'Inghilterra. Que– ste intese funzionano solamente per l'Africa settentrionale: "i rapporti di vicinanza in Africa con la Francia e con l'Inghilterra continuano ad ispirarsi allo spirito equo ed amichevole dei vigenti accordi.". 386 Biblioteca Gino Bianco

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