Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza di Ber}ino e di Vienna lasciavano mano libera al governo italiano per il caso che lo statu quo nord-africano venisse meno, ma non avevano nessun obbligo di appoggiarlo positivamente per una eventuale conquista. Nella crisi del Marocco e in quella della Bosnia, si era rivelata, nella Triplice italo– austro-germanica, l'esistenza di una Duplice austro-germanica, la quale non era piu una semplice società di assicurazione, ma era una società per acquisti. Per l'Italia, invece, la Triplice continuava ad essere una semplice società di assicurazione. Bisognava che anche per l'Italia la Triplice diventasse una società per acquisti. • Gli acquisti dell'Italia potevano avvenire in diverse direzioni: a spese della Francia, verso i confini oc~identali dell'Italia e nell'Africa settentrionale; a spese dell'Austria, verso i confini orientali dell'Italia e in Albania; a spese della Turchia e della Grecia nel Mediterraneo orientale. Di San Giuliano non aveva preferenze speciali. Era come quel ragazzo, che interrogato se preferiva una trottola, un dolce o un bacio, rispose che li preferiva tutti e tre. Di San Giuliano si riservava la scelta secondo le circostanze. 2. I rapporti con l'Austria Nelle questioni balcaniche, Di San Giuliano era disposto a sostenere il governo di Vienna contro la Russia e contro la Serbia. Era convinto che il movimento slavo rappresentasse un pericolo oltre che per l'Austria– Ungheria, anche per l'Italia. Ma il governo di Vienna, se avesse acquistato nuovi territori o nuove influenze nella penisola balcanica, avrebbe dovuto dare compensi equivalenti all'Italia. Egli non sentiva la questione dell'irredentismo con la stessa passione con cui sentiv;i le questioni coloniali. L'irredentismo era, per lui, una malattia incurabile, che i due governi di Vienna e di Roma avrebbero dovuto soppor– tare pazientemente, e calmare con opportuni lenitivi. Non aveva nessuna sperànza che il governo di Vienna abbandonasse Trieste e l'Istria all'Italia. Ma nella questione del Trentino e della frontiera verso l'Isonzo, Di San Giuliano doveva tenere presente la teoria tradizionale nello Stato Maggiore italiano, secondo cui la difesa dell'Italia settentrionale era estremamente dif– ficile contro un assalto dall'oriente, finché l'Austria rimanesse nel Trentino e rifiutasse di rettificare la frontiera verso l'Isonzo. Di San Giuliano spe– rava che il governo di Vienna abbandonasse, o prima o poi, la propria intransigenza su questo campo. Caratteristico è, a questo proposito, il collo– quio che egli ebbe a Firenze, col cancelliere tedesco Bethmann Hollweg, il 2 aprile del 1910, presente l'ambasciatore tedesco a Roma, Flotow. I due ministri si scambiarono, tanto per cominciare, le solite assicura– zinni sulla comune volontà di mantenere lo statu quo. Di San Giuliano af– fermò, tanto per cominciare, che l'Italia teneva alla indipendenza "non solo della Turchia, ma anche degli altri Stati balcanici," e che "solo subordinata- 376 BibliotecaGino Bianco

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