Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 mente avrebbe domandato dei compensi." Ma i due mm1stri si trovarono d'accordo nel riconoscere che era assai difficile determinare in precedenza questi compensi. Ad ogni buon conto, Di San Giuliano fece notare che "difficilmente noi avremmo gradito compensi territoriali nella penisola balcanica, e in generale fuori dei con.fini geografici dell'Italia." I due mini– stri si divisero senz'aver nulla concluso, considerando che "per lungo tem– po" non si sarebbe presentata la necessità di discutere questo genere di problemi. Il "lungo tempo" doveva essere solo di quattro anni! Mancava alla discussione il terzo e il piu interessato: il governo dell'Austria! E proprio su questo scoglio, le illusioni del San Giuliano erano destinate a naufragare! La sua politica, infatti, si basava tutta su tre ipotesi: che l'Inghilterra– sarebbe rimasta neutrale in una guerra franco-germanica; che la Francia sarebbe stata facilmente prostrata in conseguenza della debolezza propria e della impotenza russa, e che gli imperi centrali si sarebbero accordati col governo italiano sulle spoglie della vittoria. Nella crisi del 1914 l'Inghilterra , doveva non rimanere neutrale, la Francia doveva rivelare che le sue ossa erano assai piu dure che Di San Giuliano non pensasse, la Russia doveva mostrarsi capace di dare parecchi colpi mortali all'Austria prima di cedere allo sforzo, e i governi di Vienna e di Berlino dovevano essere assai meno compiacenti di quanto Di San Giuliano non sperasse. Se avesse avuto un senso piu esatto della realtà, Di San Giuliano avreb– be molto imparato dai due incidenti che gli occorsero nell'estate del 1910, proprio nei primi tempi del suo governo. Siccome Conrad von Hotzendorf accentuava i preparativi militari verso la frontiera italiana, il governo di Roma fece appello al governo di Berlino, perché mettesse un limite a que– ste ostentazioni continue di aggressività. L'ambasciatore tedesco a Roma di– chiarò che "la Germania avrebbe cercato di impedire una dichiarazione di guerra dell'Austria-Ungheria all'Italia, ma se non riesciva a persuadere il suo alleato, non poteva contrastarlo, perché era il solo collaboratore militare forte, che avesse in Europa, fra tanti nemici palesi ed occulti." Nella stessa estate, si tenevano a Milano delle feste sportive. Partecipavano a queste fe– ste alcune società ginnastiche di Trieste. L'ambasciatore austro-ungarico a Roma voleva che il governo italiano impedisse questo intervento dei gin– nasti triestini alle feste di Milano, o per lo meno sconfessasse ·ufficialmente le manifestazioni irredentiste, a cui quell'intervento potesse dar luogo. La lettera dell'ambasciatore fini va con fare osservare che "il Ministro italiano, dopo quell'avvertimento, non avrebbe potuto dire che ignorava ciò che stava per succedere." Questa aggressività austriaca e la passività tedesca si spiegano perfetta– mente, quando si consideri che gli uomini politici tedeschi ed austriaci basa– vano la loro azione sulle stesse ipotesi, su cui fondava la propria azione Di San Giuliano. Anche essi erano convinti, che l'Inghilterra non avrebbe parte– cipato a una guerq continentale, che la Russia era una grande im-potenza, e che sarebbe stato facile abbattere la Francia. Ed appunto perché erano tra- 377 BibliotecaGino Bianco

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