Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 vinziorie che la Francia fosse un paese corrotto moralmente, disorganizzato dal parlamentarismo e dalla democrazia, incapace di resistere ad un vigòroso assalto della Germania. Questo; della corruzione e della debolezza francese, era un luogo comune della propaganda tedesca negli anni che precedettero la guerra. Di San Giuliano e i nazionalisti se lo bevevano con voluttà. E anche per questa illusione, era naturale che Di San Giuliano fosse un con– vinto sostenitore dell'alleanza fra l'Italia e gl'imperi centrali. Tittoni, fra il 1903 e il 1909, si era tenuto in ottimi rapporti con l'In– ghilterra e con la Francia, pur rimanendo fermo a volere la continuazione della Triplice Alleanza. Nel 1909, prima di lasciare il -governo, aveva aggiun– to alle intese dell'Italia con la Francia e con l'Inghilterra: la nuova intesa con la Russia. Noi possiamo definire la politica di Tittoni come una politica d'equilibrio fra la Triplice Alleanza e la Triplice Intesa. Di San Giuliano non credeva alla solidità e alla efficienza della Triplice Intesa. Nell~ crisi della Bosnia, le iniziative dei Gabinetti di Londra, Parigi, e Pietroburgo si erano dimostrate scombinate e sconclusionate. Di San Giu– liano era convinto che questi difetti si sarebbero accentuati in avvenire. In Inghilterra il partito liberale, che teneva il g0verno, era profondamente imbevuto di idee pacifiste, e Di San Giuliano era certo che l'Inghilterra difficilmente sarebbe intervenuta in una guerra europea, a fianco della Francia e della Russia. Della Russia, non aveva un'alta opinione, dopo i disastri della guerra col Giappone. Parlandone con gli amici, la chiamava, non una grande potenza, ma una grande im-potenza. . Data la neutralità dell'Inghilterra, e data la impotenza della Russia, la Francia non poteva che essere battuta dalla Germania in una guerra europea. E data questa previsione, Di ·san Giuliano era portato logicamente ad abban– donare la politica di equilibrio fra la Triplice Alleanza e la Triplice Intesa, e a stringersi sempre piu saldamente agli imperi centrali nella T~iplice Alleanza. Ma la nuova Triplice Alleanza, nel pensiero di Di San Giuliano, non poteva essere una continuazione sic et simplt'citer della Triplice tradizionale. Nel gioco delle conquiste e dei compensi, che si delineavano per il prossimo avvenire, il governo tedesco avrebbe fatto grandi conquiste a spese della Fran– cia, nel continente europeo e nelle colonie. Il governo austriaco avrebbe conquistato il controllo della penisola balcanica a spese della Russia. Il gover– no italiano doveva partecipare alle spoglie della vittoria, in compenso dell'aiuto che avrebbe dato alla politica antifrancese ed antirussa degli imperi centrali. La Triplice Alleanza era stata, fino a quel momento, una semplice ga– ranzia dello statu quo europeo. Se il governo tedesco si era creato un vasto impero coloniale, dal° 1884 in -poi, questo era avvenuto all'infuori della sua alleanza con l'Italia. Se il governo austriaco aveva potuto annettersi nel 1908 la Bosnia-Erzegovina, anche questo era avvenuto. senza alcun_ aiuto. posi– tivo da parte dell'Italia. Se il governo italiano si· era costituito un modesto dominio coloniale nell'Africa orientale, 'anche questo era avvenuto all'in– fuori della Triplice Alleanza. Nella stessa questione di Tripoli, i governi 375 BibliotecaGino Bianco

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