Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza trattato di Berlino, ed aveva dichiarato che il governo austriaco rinunziava ad ogni ulteriore espansione. Ma i suoi sforzi per far tacere le critiche e le proteste riescivano vani. Era accusato di essersi "lasciato giocare" da Aehrenthal. La sua politica era considerata troppo "remissiva." Le manifestazioni irredentiste si riacutiz– zarono. Ad accomodar meglio le cose, ci pensava Conrad von Hotzendorf. Il 28 dicembre 1908 un terremoto spaventevole distruggeva le città di Messina e di Reggio Calabria, e i paesetti vicini, facendo circa 100 mila vittime. Alla notizia del disastro, Conrad von Hotzendorf scatenò nei giornali au– striaci una campagna per convincere il mondo che quello era per l'l'\.ustria il momento buono per sferrare la guerra contro l'Italia. E dai documenti che lo stesso Conrad ha pubblicato dopo la guerra, risulta che egli fece la proposta formale di questa bella impresa all'imperatore e ad Aehrenthal. Siffatta pubblica minaccia di aggressione, fatta all'Italia in un'ora di grande lutto, rappresentò un nuovo colpo pel prestigio di Tittoni, che aveva legata la sua fortuna politica al programma delle buone relazioni italo-austriache. Il colpo finale gli fu dato da un'altra stupidità austriaca. D'accordo con Aehrenthal, per calmare gli spiriti antiaustriaci ed irredentisti, che provoca– vano sempre nuovi tumulti nelle università italiane, Tittoni annunziò alla Camera che il governo di Vienna avrebbe istituito a Trieste una università di lingua italiana per gli italiani dell'Austria. Ma il governo di Vienna, sotto le pressioni del partito militare, non mantenne la promessa. Nell'autunno del 1909, Tittoni abbandonò il Ministero degli esteri. Ma prima di lasciare l'ufficio, approfittò della irritazione creata nel governo di Pietroburgo dalla crisi della Bosnia, per conchiudere anche con la Russia una intesa analoga a quella che l'Italia aveva con la Francia e con l'Inghil– terra. È questa la cosf detta "Intesa di Racconigi," stabilita in massima negli ultimi mesi del 1908, e messa per iscritto nell'ottobre del 1909, quando lo czar Nicola II visitò il re Vittorio Emanuele III a Racconigi. In questa intesa, i· governi di Roma e di Pietroburgo s'impegnavano a lavorare in cornune per mantenere lo statu quo nella penisola balcanica; se lo statu quo fosse venuto meno, i due governi avrebbero applicato "il prin– cipio delle nazionalità per lo sviluppo degli Stati balcanici, ad esclusione di ogni dominazione straniera"; nessuno dei due governi avrebbe stipulato nuovi accordi per l'Oriente europeo con una terza Potenza senza che vi partecipasse l'altra parte; il goveri:io di Pietroburgo s'impegnava a conside– rare con benevolenza gli interessi italiani in Tripolitania e in Cirenaica: e lo stesso avrebbe fatto il governo di Roma verso gli interessi russi nella questione degli Stretti. Anche questa intesa fu conchiusa alla luce del sole. E neanche essa era contraria alla· Triplice Alleanza, perché anche la Triplice obbligava l'Italia e l'Austria a mantenere lo statu quo balcanico ·ed a procedere d'accordo 372 BibliotecaGino Bianco

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