Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte tet·za blicò tutti i suoi piani di guerra, per dimostrare che se essi fossero stati accolti fin dal 1907, l'Austria non si sarebbe sfasciata. Non gli venne mai il sospetto che, se i suoi piani fossero stati accolti sette anni prima, l'Austria si sarebbe forse sfasciata sette anni prima. Fu giustamente chiamato "l'austriaco cieco." Fu uno dei rappresen– tanti piu caratteristici di quella alta classe miHtaresca mezzo pazza e mezzo criminale, che, annidata negli Stati Maggiori di tutte le grandi e piccole Potenze dell'Europa, nascosta dietro la responsabilità dei governi civili, sollevando campagne nazionaliste nei giornali, riusd alla fine a trionfare nell'estate del 1914 scatenando la guerra. E trionfa tuttora [1923], dove piu, dove meno, e prepara nuovi disastri per l'avvenire, nulla avendo imparato dalla esperienza spaventosa dei dieci anni passati. Per quel che riguardava l'Italia, il sistema del generale Conrad von Hotzendorf era semplicissimo. Il governo di Vienna non aveva nessun dovere di rispettare il trattato di alleanza che lo legava all'Italia. Perciò doveva assa– lire l'Italia per metterla fuori combattimento, e risolvere poi senza la inco– moda partecipazione italiana la questione balcanica. Oppure doveva risol– vere la questione balcanica, tenendosi pronto nello stesso tempo ad assalire l'Italia, se il governo italiano si fosse ricordato dell'art. VII del trattato di alleanza, ed avesse domandato vantaggi equivalenti a quelli che avrebbe acquistati l'Austria. Viceversa l'Italia, aveva l'obbligo di rimanere fedele al– l'alleanza, o per essere piu esatti, doveva ricordarsi di quei soli articoli del- 1' alle~nza, che facevano comodo al governo di Vienna: il primo articolo, che obbligava l'Italia ad essere amica dell'Austria, e il secondo e terzo che obbli– gavano l'Italia a marciare a fianco della Germania contro la Francia. Questi due ultimi articoli, anzi, il governo italiano doveva considerarli come impe– gnativi, non solo per una guerra di difesa contro un'aggressione sfrenata della Francia, ma anche in una guerra d'aggressione sfrenata della Germania e dell'Austria. Stabiliti con uno spirito giuridico cosf raffinato i diritti e i doveri reci– proci dei governi di Vienna e di Roma, la conseguenza era chiara: il governo italiano compiva opera di tradimento se osava prendere precauzioni per esi– gere il rispetto del trattato, e per non lasciarsi scannare alla sprovvista. E anche per punire questo tradimento, prima che diventasse pericoloso, l'Austria doveva fare la guerra preventiva all'Italia. Il conte di Aehrenthal, succeduto a Goluchowski nella direzione della politica estera austro-ungarica sulla fine del 1906, non accettava a cuor leg– gero i piani di Conrad. Il governo russo, neWestate del 1907, aveva sistemato le sue vertenze col governo inglese. Cosf !'"Entente cordiale" del 1904 si era allargata nella "Triplice Intesa." Il governo russo ritornava ad occu– parsi attivamente delle questioni balcaniche. L'Austria non doveva moltipli– care alla cieca il numero delle proprie difficoltà. Aehrenthal confermò, per– tanto, a Tittoni la promessa fatta da Goluchowski che il governo di Vienna avrebbe agito di concerto col governo italiano nelle questioni balcaniche. 370 BibliotecaGino Bianco

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