Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 3. La "détente" italo-austriaca Durante il 1904, la situazione italo-austriaca migliorò rapidamente. Nell'autunno del 1903 un nuovo Ministero, presieduto da Giovanni Giolitti, era succeduto al Ministero Zanardelli. Giolitti era stato, nel Mini– stero Zanardelli, un tenace sostenitore della Triplice Alleanza. Non aveva approvato le simpatie di Zanardelli per l'irredentismo. Era convinto che fosse necessacio ristabilire pacifiche relazioni col governo di Vienna, sulla base dello statu quo balcanico, non appena fosse possibile. Ministro degli esteri nel nuovo governo fu Tommaso Tittoni: un homo novus nel mondo diploma– tico, il quale doveva ben presto rivelare intelligenza, ricchezza di espedienti, facilità di adattamenti. D'altra parte, fra l'autunno del 1903 e la primavera del 1904 sorse !'"En– tente cordiale" fra l'Inghilterra e la Francia. Era l'avvenimento piu impre– veduto e piu gravido di conseguenza che la storia della politica internazionale europea avesse visto fra il trattato di Berlino e la guerra mondiale. L'" Entente cordiale," assicurando la collaborazione fra l'Inghilterra e la Francia nella politica europea, consolidava ad un tratto la posizione internazionale dell'Italia, in quanto l'Italia era legata anch'essa tanto con la Francia quanto con l'Inghilterra, dalle due intese del 1902. Dopo l'autunno del 1903, il Gabinetto di Roma non si trovò piu solo a domandare la fine del monopolio austro-russo nella questione balcanica. Aveva al suo fianco i governi di Londra e di Parigi. E il governo di Pietro– burgo, impegnato nella guerra col Giappone dopo il febbraio del 1904, non poteva non vedere con compiacenza l'azione di una intesa anglo-franco-italiana col programma di mantenere lo statu quo e sorvegliare il governo austro– ungarico. Buona situazione scriveva l'ambasciatore italiano a Pietroburgo, Morra di La- vriano, il 10 agosto 1904. - Noi siamo alleati dell'Austria, e l'Austria ha una intesa spe– ciale con la Russia, ma le circostanze sono tali, che Russia e Italia debbono piu o meno intendersi per sorvegliare e trattenere l'amica e alleata. Accerchiato da tutte queste pressioni, il governo di Vienna cedette rapi– damente terreno. La intesa austro-russa per i Balcani rimase in piedi, ma l'Austria e la Russia si dovettero considerare, d'ora in poi, mandatarie di tutte le grandi Potenze nella questione macedone. Il programma di riforme per la Macedonia, proposto dall'Austria e dalla Russia alla Turchia, fu esa– minato e approvato dalle altre Potenze. Inoltre, il governo italiano, che non era stato ammesso, nei due anni precedenti, a studiare e proporre le riforme per la Macedonia, fu ammesso, nel gennaio del 1904, ad eseguirle insieme con tutti gli altri governi. Un generale italiano fu messo a capo della gendar– meria internazionale, che doveva mantenere l'ordine in Maceq,onia. Nel maggio del 1904, il ministro degli esteri, Tittoni, poteva dichiarare alla Camera italiana: , I 365 BibliotecaGino Bianco

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