Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 Questa era la posizione piu difficile, che Prinetti doveva assalire nel ne– goziare la nuova alleanza. Ma proprio su questo punto non fu possibile ve– nire a nessun accordo di nessun genere. Quando Prinetti domandò che la Germania e l'Austria si disinteressas– sero della Tripolitania e vi lasciassero mano libera all'Italia, il governo di Vienna domandò che in compenso l'Italia si disinteressasse dell'Albania. Prinetti rifiutò risolutamente. E domandò, alla sua volta, che le Potenze alleate si impegnassero non solo a mantenere lo statu quo territoriale in Oriente, ma anche ad "opporsi" a qualunque tentativo che fosse fatto da un'altra grande Potenza, per attuare lo statu quo a proprio vantaggio; inol– tre, nel caso che lo statu quo venisse meno, l'Austria e l'Italia avrebbero do– vuto procurare che i mutamenti mirassero solamente al vantaggio degli Sta– ti balcanici, e servendo a consolidare le autonomie locali. Insomma Prinetti proponeva che l'accordo speciale per l'Albania fosse esteso a tutta la peniso– la balcanica, e che i due governi di Vienna e di Roma dichiarassero il loro completo disinteresse nelle questioni balcaniche. Bi.ilow e Goluchowski rifiu– tarono. Prinetti tentò di incontrarsi ·con Goluchowski per discutere a· voce la questione. Non vi riusd. Parlando di questi suoi inutili tentativi, nel 1907, egli diceva: Tutti i miei sforzi per decidere nel 1902 Goluchowski ad incontrarsi con me, fal– lirono di fronte ad una successione di circostanze, che io non potevo considerare come fortuite. Goluchowski rifiutava sempre un incontro con me quando io lo credevo possibile, oppure proponeva sempre che c'incontrassimo in condizioni che io non potevo accettare. Messo di fronte a questo rifiqto di chiarire la situazione, Prinetti fu sul punto di negare il rinnovamento dell'alleanza. Ma la disdetta del trattato poteva condurre ad una dichiarazione di guerra dell'Austria all'Italia. E lo Stato Maggiore italiano dichiarava che l'Italia non era in grado di sostenere una guerra coll'Austria. Prinetti non osò affrontare questa responsabilità. Alla fine consentf che l'art. II rimanesse tale e quale. Nulla rimaneva chiarito. La partita veniva solamente rimandata. La Triplice Alleanza si ri– velava ancora una volta in questa crisi come un'alleanza non cordiale e non sincera fra i governi di Vienna e di Roma. Il governo di Vien~a rinnovava l'alleanza col proposito di non rispettare l'art. VII del trattato. Il governo di Roma aveva capito le intenzioni dell'altra parte, ma rinnovava il trattato, per– ché era questo il solo mezzo, che avesse sotto mano, per evitare la guerra immediata. I due governi, proprio dopo aver rinnovato l'alleanza, iniziarono una gara di armamenti per terra e per mare: il governo austriaco per mettersi in grado di agire al momento opportuno senza dover preoccuparsi dell'Italia e dei patti dell'alleanza; il governo italiano per tenersi pronto ad imporre a quello di Vienna il rispetto del trattato, e l'obbligo dei compensi. 355 BibliotecaGino Bianco

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