Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza nuamente ripetu~e per trent'anni senza nessun pratico resultato, non erano piu che formule morte. Una nuova generazione di uomini era venuta sulla scena in Italia, per la grandissima maggioranza dei quali il problema non esisteva piu. L'Italia aveva superato la grande crisi economica e psicologica, che era cominciata nel 1888 ed era durata dieci anni. Il paese si era rimesso al lavoro con grande fiducia in se stesso. La morte di re Umberto, il quale negli ultimi anni si era legato troppo apertamente ai partiti conservatori contro il movi– mento socialista, aveva messo fine alle lotte politiche del decennio preceden– te. Il nuovo re Vittorio Emanuele III aveva iniziato una politica liberale, pacificatrice dei partiti. Un governo estero, che dopo il 1900 avesse preteso di sollevare la que– stione romana, avrebbe trovato concorde nella protesta e nella difesa tutta l'Italia. La Triplice Alleanza aveva servito per vent'anni ad evitare che il problema fosse sollevato dalla Germania. e dall'Austria. Fra il 1882 e il 1902, una nuova situazione si era maturata. I governi di Berlino e di Vienna non potevano piu farsi della questione romana un'arma efficace contro l'I– talia. Per questa parte del suo contenuto, la Triplice Alleanza aveva perduto quasi tutto il suo vigore primitivo. Uno dei quattro pilastri dell'edificio, se non era proprio sparito del tutto, si era esinanito cosf da non poter piu dar– gli alcun serio sostegno. Il secondo pilastro, quello delle cattive relazioni fra l'Italia e la Francia, era del tutto smantellato. Il governo italiano non solamente non aveva piu nulla da temere dal governo francese nell'Africa settentrionale, ma aveva ot– tenuto dal governo francese mano libera verso la Tripolitania. Quest'accordo nord-africano italo-francese non era contrario né allo spirito né alla lettera della Triplice Alleanza. Lo riconosceva esplicitamente il cancelliere dell'impero tedesco, von Biilow, in un discorso al Reichstag dell'8 gennaio 1902, in cui paragonava la intesa italo-francese a un "giro di valzer," che l'Italia faceva con la Francia: In un matrimonio felice - diceva in quel discorso Bi.ilow - il marito non ha da metter broncio, se la moglie fa per una volta tanto un innocente giro di valzer con un estraneo. L'importante è che non se ne scappi via. E questo non accade, se la moglie trova da star meglio accanto al marito. Gli accordi franco-italiani su ·certi problemi medi– terranei non contrastano con la Tripl_ice. Biilow poteva aggiungere che il "giro di valzer" non solo non era con– trario alla.Triplice, ma proprio lui, Biilow, quando era ambasciatore a Roma, prima di diventare cancelliere dell'impero, lo aveva continuamente racco– mandato ai governanti italiani. Anche il cancelliere austro-ungarico, Goluchowski, il 9 maggio 1902, di– chiarò alla delegazione austriaca: "Le relazioni attuali piene di cordialità fra l'Italia e la Francia, precedute da uno scambio di vedute soddisfàcenti sugli screzi preesistenti, sono uno dei fenomeni piu favorevoli degli ultimi . " tempi. 350 BibliotecaGino Bianco

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