Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza 2. L'opera di Visconti-Venosta Gli anni che succedono al 1896 formano, nella politica estera italiana, un periodo di raccoglimento e di calma. I nazionalisti italiani di oggi [1923] considerano questi anni come un periodo di pusillanimità e di vergogna. Visconti-Venosta, come Robilant, non era un artista da cinematografo. Non parlava con gli occhi fuori della te– sta. Non urlava ai quattro venti, ad ogni piè sospinto, che l'Italia era sull'or– lo della rovina e che lui, solamente lui, la salvava. Tesseva giorno per giorno la sua iela, silenzioso. Quando nel febbraio del 1901 abbandonò il governo, lasciò in eredità ai suoi successori due documenti, che-erano destinati a formare, per dieci an– ni, due fra le pietre angolari della politica estera italiana: l'accordo col go– verno francese per l'Africa settentrionale, e l'accordo col governo austriaco per l'Albania. L'accordo italo-francese per l'Africa settentrionale, conchiuso a voce fra Visconti-Venosta e Delcassé, nel giugno 1898, fu messo per iscritto nel di– cembre 1900. In esso il governo italiano dichiarò al governo francese di di– sinteressarsi del Marocco, lasciandpvi mano libera .alla Francia, mentre il go– verno francese si disinteressò della Tripolitania e della Cirenaica, lasciandovi mano libera all'Italia. L'accordo per l'Albania fu conchiuso a voce fra Visconti-Venosta e il cancelliere austriaco Goluchowsky in un'intervista del novembre 1897, e messo in iscritto in uno scambio di note nel dicembre 1900. Esso stabili'. che i due governi, conforme ai patti del 1887, erano obbligati a mantenere lo statu quo in Albania, come nella penisola balcanica, ma se lo statu quo si rivelasse im– possibile a mantenere, ogni mutamento in Albania doveva essere ispirato dal criterio di farne un paese autonomo. In altre parole, i due governi dichiarava– no di rinunziare in Albania ad ogni idea di conquiste territoriali o di in– fluenza predominante. Per il resto delle questioni balcaniche rimaneva sem– pre in vigore il patto del 1887, incorporato nel trattato del 1891, in forza del quale i governi di Roma e di Vienna erano tenuti nelle questioni balcaniche a procedere d'accordo con il criterio dei compensi equivalenti. L'Albania venne accantonata fuori di questo patto generale, ed esclusa da qualunque eventuale gioco di compensi territoriali. Era - come diceva Goluchowski - un patto di noli me tangere. A Visconti-Venosta successe nel febbraio 1901, Giulio Prinetti. Prinetti rifiutò di rinnovare la intesa italo-inglese del 1887, se il Gabinet– to di Londra non riconosceva esplicitamente la Tripolitania e la Cirenaica come territori ipotecati per l'Italia. Alla sua volta il governo inglese aveva bisogno. di rinnovare l'intesa con l'Italia. L'avvenire era oscuro. L'Inghilterra oscillava fra il programma della intesa con la Germania contro la Francia, e il programma della intesa con la Francia contro la Germania. La intesa con la Germania era resa difficile dal sospetto, che cresceva in Inghilterra 348 BibliotecaGino Bianco

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