Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al I 915 Nel 1896, i governanti italiani continuano a rimanere fedeli alla teoria che l'amìcizia inglese è per l'Italia "complemento necessario" dell'alleanza con gli imperi centrali. La Triplice Alleanza - non lo ripeteremo mai abba– stanza - non è stata mai un patto incondizionato di solidarietà assoluta per qualunque eventualità: è stato sempre un sistema di accordi circoscritti per alcune determinate eventualità. Fino al 1896, per esplicito accordo di tutte le parti, da queste eventualità è stata sempre esclusa una guerra, in cui l'Inghil– terra intervenga contro le Potenze centrali. Qual è nel l 89~ il fatto nuovo? Il fatto nuovo è che uno dei membri della Triplice Alleanza, la Germania, non l'Italia, accenna a contrapporsi all'Inghilterra: cioè comincia ad allon– tanarsi da quella, che i governanti italiani continuano esplicitamente a di– chiarare essere per essi condizione vitale dell'alleanza. Comincia ad inaridirsi cos1una delle radici, a cui la Triplice Alleanza attinge la propria esistenza. Ma questo avviene per iniziativa del governo tedesco, non per volontà del governo italiano. Mentre comincia nel 1896 a vacillare una delle basi della Triplice Allean– za - l'amicizia anglo-americana - comincia anche ad esinanirsi un'altra delle cause che aveva condotta nel 1882 l'Italia nella Triplice Alleanza: il risentimento italiano contro la Francia per Tunisi. Ma i governanti italiani, pacificandosi con la Francia, non fanno se non seguire i consigli, gli am– monimenti, le lezioni, che per due anni gli ambasciatori di Germania e di Austria in Roma hanno dato sistematicamente a Crispi. I maestri non hanno nessun diritto di· dolersi, se finalmente hanno trovato dei discepoli che hanno compreso e imparato la lezione. I governanti italiani non fanno se non mettere fine, d'accordo coi loro alleati, ad un conflitto che dura ormai da quattordici anni e che appare, ad ogni uomo di buon senso, sterile di qualunque util.e risultato. Con questo, nessuno di essi pensa in alcun modo a "staccarsi dagli alleati," e ad "entrare in una via che li conduca nel campo dei nemici dei propri alleati." Non è dav– vero il caso di attribuire ai governanti italiani del 1896 uno spirito profetico e un genio diabolico. Questo può corrispondere al vecchio cliché del "machia– vellismo" italiano, ma è del tutto estraneo alla realtà storica. La realtà storica è che i governanti italiani del 1896 non erano né geni né demoni. Erano uomini onesti, di buon senso, prudenti, magari timidi, che vivevano alla giornata, in una situazione difficilissima, cercando d'evitare vol– ta per volta gli scogli, compromettendo il meno possibile il loro paese di fronte all'avvenire oscuro. E se nel 1914 e nel 1915, cioè diciotto anni dopo, la Triplice Alleanza fallirà, questo avverrà per circostanze, che sono impreve– dute nel 1896, e per opera di uomini nuovi, che nei programmi di politica estera saranno agli antipodi degli uomini che nel 1896 governavano l'Italia. 347 BibliotecaGino Bianco

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