Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza Triplice ed essere nello stesso tempo amica della Francia, sinché la Francia avesse fatto una politica pacifica e avesse rispettato lo statu quo. Rudinf, insomma, voleva ritornare alla politica di Depretis, quale era stata migliorata da Robilant. Ma alla sua volta voleva migliorarla: cioè smetteva l'arrière pensée, che aveva guidato Depretis - abbandonare l'allean– za non appena fosse possibile - e voleva assumere verso la Francia un atteggiamento piu cordiale che non fosse quello di Robilant. Dinanzi a questo nuovo orientamento della politica estera italiana, il governo francese credette possibile sforzare la situazione. Un nuvolo di agenti piovve da Parigi .a Roma, offrendo accordi coloniali, trattati di commercio, combinazioni bancarie. In compenso il governo italiano doveva lasciar cadere il trattato di alleanza co~ gl'imperi centrali senza rinnovarlo alla sca– denza. Un accordo non era possibile. Di Rudinf voleva sinceramente pacificarsi con la Francia assicurandola che la Triplice era una alleanza pacifica, e doveva rimanere tale. I francesi si rifiutavano di riconoscere che l'Italia potesse essere altro che nemica della Francia, finché rimaneva nella Triplice a fianco della Germania. Dovevano passare altri anni ancora, prima che i diplomatici francesi abbandonassero la tattica del "tutto o niente" e smet– tessero la pretesa che l'Italia per essere amica della Francia diventasse nemica di tutti i nemici della Francia. D'altra parte, le trattative e gl'intrighi che si tessevano a ~orna, mentre non portavano a nessun risultato, suscitavano sospetti in Germania e in Austria, e incoraggiavano in Italia i gruppi antitriplicisti ad intensificare la campagna contro il rinnovamento dell'alleanza. Per tagliar corto ad una situazione, che poteva divenire pericolosa, Di Rudinf nel maggio del 1891 rinnovò l'alleanza. Ma seppe approfittare abilmente delle preoccupazioni sorte a Berlino e a Vienna per i tentativi che faceva il governo francese in Italia, e per i sintomi di avvicinamento franco-russo, che diventavano visibili di giorno in giorno. Cosf riusd a strappare due modificazioni nel testo della nuova alleanza. Di queste modificazioni, una consistette nel fondere in un unico istru– mento il trattato a tre del 1882 e i due trattati speciali, l'italo-germanico e l'italo-austriaco, del 1887. Questa innovazione formale non estese in nulla gli obblighi di nessuno dèi tre governi contraenti. Ma col sistema dei due trattati speciali del 1887, il governo tedesco poteva dichiararsi indifferente alla esecuzione dello speciale trattato italo-austriaco e nello stesso tempo in– vocare il rispetto del trattato a tre e del proprio trattato speciale; lo stesso, rovesciando le posizioni, poteva fare il governo austriaco. Fondendo in un unico strumento i tre trattati del 1882 e del 1887, tutti gli obblighi di tutti gli alleati diventavano interdipendenti: se uno violava i patti, senza che l'altro intervenisse ad esigerne il rispetto a favore del terzo, il terzo acqui- 338 BibliotecaGino Bianco

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