Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte prima L'Austria-Ungheria - scrive l'Helmolt - rinnovò la dichiarazione impegnativa fatta da Haymerlé sul principio del 1881, che essa non pensava in nessun caso a con– quiste al di là della Bosnia e dell'Erzegovina, né intendeva avanzare su Salonicco e sul– l'Albania. Far aspettare o lasciar ritenere possibile qualcosa di piu... non sarebbe stato nell'interesse beninteso di Vienna, né Bismarck l'avrebbe tollerato. Non si fece parola neanche di inserire nei patti qualcosa che riguardasse le aspirazioni italiane nel Mediter– raneo... Robilant, abbandonando il ministero alla fine di marzo del 1887, si sarebbe ralle– grato degli accordi conchiusi come di una vittoria e avrebbe detto: "Lascio l'Italia in un cerchio di ferro, in modo che nessuno potrà attentare alla sua dignità." Questa espres– sione, se è autentica, si riferisce probabilmente all'articolo riguardante l'integrità dell'Ita– lia unita con Roma capitale, anzi che ad immaginare stipulazioni riguardo ai proble– mi orientali... Lasciamo, dunque, la Triplice quale è per tutti i casi: senza pretese e di– fensiva.31 E certo una Triplice "senza pretese" da parte dell'Italia, come quella del 1882, soprattutto nel problema balcanico, sarebbe stata preziosissima nel 1914-15 per gli "interessi beni intesi" di Vienna e anche di Berlino. E si comprende che nel 1887 le Potenze centrali abbiano avuto difficoltà a "tolle– rare" ciò che neanche l'Helmolt è disposto a tollerare. Ma che la espres– sione: "Lasciamo l'Italia sicura come in una botte di ferro," sia auten– tica, è dimpstrato dal fatto che essa è riferita dall'on. Cappelli, al quale il Robilant disse quelle parole. 38 E che esse non potessero riferirsi a un ricono– scimento di Roma, capitale d'Italia, che sarebbe avvenuto nel 1887, risulta dal fatto che siffatto riconoscimento nel 1887 non era necessario: già l'art. II del Trattato del 1882, rinnovato senza mutamenti nel 1887, conteneva im– plicitamente quel riconoscimento nella reciproca garanzia territoriale. 39 E quanto alla questione d'Oriente, quel che l'Austria e Germania dovettero nel 1887 "tollerare," non fu quella semplice dichiarazione negativa che Haymerlé era disposto a fare nel febbraio 1881, ma non entrò - neanch'es– sa! - nel trattato del 1882. Nel 1887, il conte di Robilant impose quel patto positi'vo riguardo alla questione balcanica - documento, come ha scritto l'Hanoteaux, della "prudenza veramente meravigliosa della diplomazia ita– liana" (Figaro, 20 sett. 1915), che trasmesso da un rinnovamento all'altro, doveva essere nel 1915 la base incrollabile del buon diritto dell'Italia. Lo sforzo, che ha fatto l'Helrriolt per convincere se stesso e gli altri della perfetta anodinità dei trattati, che legavano le Potenze centrali all'Italia, è anch'esso un dato prezioso per illuminare la slealtà, con cui Austria e Ger– mania hanno messo sotto i piedi, quando credevano di poterlo fare impu– nemente, il loro obbligo preciso di non assumere iniziative cos1gravi, come la guerra del 1914, e di non attentare in alcun modo allo statu quo balcanico, senza intendersi preventivamente con la loro alleata. 14 37 Der Inhalt des Dreibundes, in SINGER, Geschichte des Deibundes, pp. 256-58. 38 "Nuova Antologia," 1° novembre 1897, p. 8. J9 Cfr. CHIALA, Triplice e Duplice, p. 263. BibliotecaGino Bianco

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