Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 impegnati interessi vitali dell'Inghilterra. Era sospettosissimo di Bismarck e di Crispi. Nell'agosto del 1887, invitato da Crispi a conchiudere una conven– zione militare, si era rifiutato. Piu sospettoso diventò dopo l'incidente del 1888, quando la flotta inglese era accorsa a Genova per la falsa notizia che la Francia aveva dichiarato guerra all'Italia. Invitato da Bismarck, nel gen– naio del 1889, a conchiudere un trattato di alleanza con la Germania, rifiutò. Per lui la intesa mediterranea del 1887 coll'Italia - a cui del resto si era 'adattato dopo lunghe esitazioni - doveva essere semplicemente una posi– zione diplomatica, appoggiandosi sulla quale il governo britannico doveva caso per caso venire a trattative con il governo francese e risolvere in condi– zioni di superiorità le questioni pendenti. Non riusciva a sistemare la piu grave questione che divideva la Francia dall'Inghilterra, quella dell'Egitto. Ma risolveva molte questioni minori, nelle Nuove Ebridi, nell'arcipelago di Tahiti, nell'Africa occidentale. In compenso, attraverso questi compro– messi, il governo francese otteneva libertà d'azione per costruire le fortifica– zioni militari di Biserta. Crispi, invece, considerava l'intesa con l'Inghilterra come un fortilizio, da cui egli dovesse sempre vegliare per tenere aperta la questione tunisina ed affrontare la Francia su ogni altro terreno. Ma tutti i tentativi, che egli faceva per ottenere che Salisbury impedisse alla Francia di fortificare Bi– serta, naufragarono contro la inerzia cortese, ma invincibile dello statista britannico. Cosf mentre Crispi rimaneva ipnotizzato ad aspettare una soli– darietà inglese che non arrivava mai, le superficie di attrito fra l'Inghilterra e la Francia diventavano sempre piu circoscritte, cioè diventava sempre meno necessaria per il governo inglese la solidarietà del governo italiano. E il governo francese via via che sentiva rallentarsi la solidarietà anglo-italiana, diventava piu intraprendente e meno facile alle tran~azioni con l'Italia, non solo nella questione di Tunisi, ma in tutte le altre questioni, su cui poteva dare noie al governo italiano. Mentre Crispi era abbandonato a se stesso da Salisbury, Bismarck nel 1888 vide morire prima il vecchio imperatore Guglielmo I, e poi il succes– sore di Guglielmo I, Federico .III, e si trovò di fronte al giovane Guglielmo II. I dissidi sulla politica interna, quelli sulla politica estera, e soprattutto le incompatibilità personali fra i due uomini determinarono nel marzo del 1890 il licenziamento di Bismarck. E la caduta di Bismarck portò un gran colpo in Italia al prestigio di Crispi. In politica il parere vale quanto l'essere. I due uomini parevano legati insieme dallo stesso programma di azione. La scomparsa dell'uno in Germania incoraggiò alla lotta gli avversari del- 1'altro in Italia. Pochi mesi dopo, nell'agosto del 1890, lord Salisbury, seguendo sempre la politica di sistemare caso per caso le pendenze coloniali colla Francia, ottenne dal governo francese che riconoscesse il protettorato inglese sul- 1' isola di Zanzibar, e in compenso riconobbe alla Francia una zona d'influen- 335 BibliotecaGino Bianco

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