Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza di lingua francese, ma anche Nizza, che era abitata da popolazione di lingua italiana e che era la patria di Garibaldi. Fra il 1860 e il 1870 Napoleone III aveva cercato di impedire il compimento dell'unità d'Italia. Nel 1881 i fran– cesi avevano occupato Tunisi. Tutti questi fatti erano presenti allo spirito di Crispi e dei suoi seguaci piu che la fraternità militare del 1859 e i frutti indiretti di quella fraternità. Crispi era convinto che la Francia "non avesse altro pensiero che quello di disfare l'Italia dividendola in tante repubblichette quanti erano nel Medio Evo gli Stati della penisola." Temeva sempre che qualche atto di arroganza francese potesse avvenire, mentre era al governo lui, proprio lui, che aveva tante volte e cosf violentemente accusato i suoi avversari e prede– cessori di essere stati remissivi, anzi servili con la Francia. Perciò si teneva sempre sul chi vive. Protestava che non intendeva "prestarsi a fare col lupo la parte dell'agnello." Rifiutava qualunque atto di condiscendenza o di prudenza, che potesse parere dettato da debolezza. Urlava con gli occhi fuori della testa che egli era pronto a resistere, affinché in Francia non si credesse che egli avesse paura. Robilant aveva come motto le parole faire sans dire; Crispi avrebbe potuto prendere come motto le parole dire sans faire. E al suo fianco si teneva, insinuante, metodico, adulatore, l'ambasciatore tedesco a Roma, Solmes, lusingandolo nella vanità, .ostentando la cordialità e il rispetto che Bismarck aveva per luj, ed esasperandolo con continue notizie tendenziose sugli armamenti della Francia in Tunisia, sugli intrighi della Francia in Vaticano, sulle manovre della Francia in Abissinia, sulle ambi– zioni della Francia verso Tripoli. La Francia era in questi anni ancora calda della scalmana nazionalista, che aveva avuto come esponente il generale Boulanger. 'Reagiva con sensi– bilità piu vivace del solito ad ogni apparenza di provocazione esterna. Fu, inoltre, governata nel 1888, da un uomo irascibile e intrattabile, Goblet. Ed aveva come ambasciatore a Roma un uomo arrogante, come solo i francesi riescono ad essere arroganti, quando ci si mettono di proposito: De Moiiy, di cui Robilant scriveva che lasciava giudicare ai suoi successori se fosse sem– plicemente imbecille o anche pazzo. Mettiamo insieme tutte queste circostanze, e tutti questi uomini. Aggiun– giamo le polemiche ·feroci dei giornali. E dovremo conchiudere che fu un vero miracolo se, in questi anni, quella guerra di cui tutti parlavano, non scoppiò fra l'Italia e la Francia. 2. Il primo fallimento di Crùpi La guerra non scoppiò perché lord Salisbury non la volle. Lord Salisbury non intendeva essere trascinato in una crisi, di cui la Francia o la Russia non prendessero la iniziativa e la responsabilità evidente, e in cui non fossero 334 BibliotecaGino Bianco

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