Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 Dei colloqui avvenuti a Friedrichsruhe fra i due uomini, sui primi di ottobre, Crispi conservò gli appunti, che sono stati pubblicati nel 1912. Da essi risulta che Bismarck non disse a Crispi nulla, che non avrebbe potuto comunicargli per cartolina postale. Provocando il viaggio di Crispi, Bismarck volle ottenere due risultati: 1) suscitare in Francia sospetti e recriminazioni su quanto a Friedrichsruhe si era potuto "congiurare" contro la Francia; 2) lusinga:e Crispi J1ellas~a va~ità di petit bourgeois, accogli~ndolo con gran– di segni d1 onore. I due risultati furono perfettamente ottenuti. Bismarck ottenne molto di piu: Crispi propose che l'Italia e la Germania conchiudessero una convenzione militare per il caso che la Francia iniziasse una guerra. Bismarck si guardò bene dal rifiutare una offerta cosi'.comoda. E la convenzione fu firmata sui primi di febbraio del 1888. Essa doveva essere tenuta segretissima. Ma· i grandi segreti diplomatici e militari sono spesso il segreto di Pulc~nella. Il governo francese ebbe notizia della convenzione italo-germanica negli stessi primissimi giorni di febbraio, in cui era stata firmata. Ora, precisamente nel febbraio del 1888~ Bismarck ottenne dal Reichs– tag un nuovo aumento di bilancio della guerra. Sempre nel febbraio 1888, avvenne uno strano incidente, di cui sono sempre rimaste impenetrabili le cause: una squadra navale inglese arrivò improvvisamente di notte a Genova e l'ammiraglio inglese domandò subito notizie della guerra fra l'Italia e la Francia. Questi due fatti, combinati con la notizia della convenzione mili– tare, dettero in Francia la impressione che Crispi si fosse accorciato con Bismarck per provocare la guerra. Il governo di Parigi ruppe violentemente i negoziati per un trattato di commercio italo-francese, che si trascinavano da lungo tempo. Le banche francesi iniziarono una lotta accanita contro tutti i valori italiani. In Abissinia gli agenti francesi diventarono i condot– tieri di tutte le resistenze locali contro la penetrazione italiana. Si ebbe cosi'.per tre anni una successione continua di incidenti esaspe– ranti. Questi incidenti fecero credere in Francia che l'Italia volesse la guerra, e in Italia che la Francia volesse la guerra. La verità era che il governo francese aveva paura di una guerra, in cui la Germania sarebbe stata a fianco dell'Italia. Crispi non solo non voleva una guerra con la Francia, ma ne aveva spavento. Una guerra fra la Francia e l'Italia la considerava "come una sventura enorme e spaventevole per i due paesi, qualunque l'esito ne fosse stato": sono queste le sue precise parole. Ma apparteneva a quel gruppo di uomini politici italiani, che conside– ravano l'Italia come un paese minacciato continuamente dalla politica ege– monica della Francia. Certo la Francia aveva sparso il sangue dei suoi figli nel 1859 per liberare la Lombardia dall'Austria; ed è indubitabile che senza questa prima spinta, l'unificazione politica dell'Italia non sarebbe avvenuta mai. Ma i governanti francesi avevano fatto anche nel 1849 la spedizione di Roma, e come prezzo dell'aiuto nella guerra del 1859, il governo francese si era fatto cedere non solamente la Savoia, che era abitata da popolazione 333 BibliotecaGino Bianco

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