Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 solidarietà incondizionata, e gli alleati lo avevano continuamente insegnato all'Italia nei quattro anni· passati. Nelle questioni di Tunisi, di Egitto, della Tripolitania, Bismarck e Kalnoky, avevano spiegato che essere "alleati" non voleva dire essere "legati" per tutte le eventualità, e che ciascuna de1le Potenze alleate aveva da provvedere ai propri "speciali" interessi fuori dell'alleanza. Ebbene nelle questioni balcaniche, oggi il governo italiano ave– va i suoi interessi "speciali" e non si sentiva "legato" a secondare il governo austriaco in qualunque iniziativa. L'Italia avrebbe dato la sµa cooperazione all'Austria solo nel caso che iniziative austriache coincidessero con gli "spe-" ciali" interessi italiani. Per ogni altro caso si riservava libertà d'azione, salvo - beninteso - che la Russia e la Francia aggredissero senza essere provo– cate gli imperi centrali: nel quale caso entravano_in gioco gli obblighi della Triplice Alleanza. Questi obblighi della Triplice, poi, scadevano con lo spi– rare del trattato: nel maggio 1887. Per un eventuale nuovo trattato, Robilant ordinò agli ambasciatori di Vienna e di Berlino di "nòn fare alcun passo, non dire una parola, nel senso del rinnovamento dell'alleanza: evitassero di porgere occasione per un'entratura in quest'argomento." La ·domanda del rinnovamento dovevano farla i governi alleati. Bismarck si era accordato con Kalnoky nell'ottobre del 1885 che i governi di Berlino e di Vienna dovessero non parlare mai del rinnovamento dell'alleanza, ed aspettare che la iniziativa delle conversazioni la prendesse ' l'Italia. Invece Robilant taceva ed aspettava. Bismarck trovava che il ministro italiano era un uomo "non troppo comodo." Il conte De Launay, ambasciatore italiano a Berlino, e sfrenato ammi– ratore di Bismarck, avrebbe voluto che Robilant andasse a visitare Bismarck in Germania, e discutesse con lui personalmente i nuovi patti dell'alleanza. Robilant rispose con un netto rifiuto. Quella visita non l'avrebbe fatta in nessun modo; non era uomo da vestire la livrea bismarckiana; non voleva si dicesse che Bismarck lo tençva in saccoccia: tanta era la strada da Roma a Berlino, quanta era la strada da Berlino a Roma; non spettava a lui muoversi. I giornali tedeschi rimisero in circolazione lo spauracchio della que– stione romana. Robilant taceva ed aspettava. Di fronte al pericolo, che nella primayera del 1887, l'Italia non rinno– vasse l'alleanza, e la Germania e l'Austria si trovasser~ di fronte ad una duplice franco-russa e ad un'Italia libera da ogni impegno, Bismarck dové arrendersi. L'uomo era prepotente e brutale solamente quando aveva da fare coi deboli. Le trattative cominciarono nell'ottobre del 1886 e furono concluse nel febbraio del 1887. Spesso furono sul punto di fallire. Robilant non cedette un solo pollice di terreno nelle questioni essenziali. Alla fine riportò com– pleta vittoria. 325 BibliotecaGino Bianco

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