Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 che fosse costretta a rimanere fedele anche dopo, e a rinnovare il trattato alla scadenza. Ammetteva, anzi esigeva, che l'Italia avesse rapporti pacifici con la Francia, perché non intendeva essere disturbato dall'Italia nella sua intesa coloniale con la Francia, e perciò rifiutava qualunque solidarietà e qualunque iniziativa del.governo italiano, che potesse adombrare la Francia. Ma non ammetteva che l'Italia trasformasse i rapporti pacifici con la Francia in rapporti amichevoli. Per conto suo faceva all'amore meglio che poteva con la Francia. Ma rimproverava acerbamente il governo italiano di "coqueter avec la France." Faceva la politica del "marito geloso." Quanto piu era infedele, tanto piu era geloso. E protestava continuamente perché l'Italia era un paese, di cui gli alleati non potevano fidarsi. Peggio ancora che col governo tedesco, andavano le cose col governo au– striaco. Sui rapporti fra i due governi pesava sempre l'incubo delle manifesta– zioni irredentiste in Italia. Il governo di Roma reprimeva meglio che poteva queste dimostrazioni. Ma gli incidenti, soffocati in una città, rinascevano in un'altra. Si trattava generalmente di disordini provocati da giovani studenti delle università. Uomini piu intelligenti e migliori conoscitori dell'Italia, che non fossero i governanti austriaci, non avrebbero dato a quei rumori una soverchia importanza. Ma, in Austria, le repressioni che il governo di Roma faceva di quelle dimostrazioni, non erano giudicate mai energiche abbastanza. E l'alleanza, mentre non eliminava i sospetti, esasperava le recriminazioni. Nel 1884 i rapporti fra i due governi erano cosi tesi, che lo Stato Maggiore italiano era costretto a preparare la mobilitazione per il caso che scoppiasse una guerra coli'.t\ustria. Cosf la situazione dell'Italia, dopo la conclusione della Triplice Allean– za, era anche peggiore di quella che fosse prima. Il governo italiano, essendo alleato della Germania, non doveva secondo Bismarck, essere amico della Francia. Ma se nasceva un contrasto fra l'Italia e la Francia, l'Italia non poteva fare assegnamento sull'aiuto della Germania, salvo il caso che i governanti francesi, impazziti, dichiarassero guerra senza essere provocati. E della impotenza, a cui l'Italia era condannata dal suo dissidio con la Fran– cia, il governo austriaco approfittava per considerare come insistente il governo italiano nelle questioni balcaniche. Nello stesso tempo l'Italia era sotto la continua minaccia di una guerra da parte dell'Austria per le mani– festazioni antiaustriache, che i gruppi repubblicani facevano in opposizione al. governo italiano. L'unico profitto, che l'Italia poteva sperare dalla Tri– plice Alleanza - quello di non essere assalita almeno dai propri alleati - anche questo profitto veniva a mancare. I~ g?ver~o !tal_ianoalleandosi con gli imperi centrali aveva alienato la pr~pna hb~rta d azione, perché sperava di sfuggire ai pericoli dell'isolamento. E mvece s1 trovava a dover sostenere nello stesso tempo tutti i pericoli del– l'isolamento piu i pesi dell'alleanza. 321 BibliotecaGino Bianco

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