Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza per quello che riguardava l'Italia, un sistema di imp~gni circoscritti ~!1 vista di ipotesi nettamente determinate. Il "mutuo appoggio nei limiti dei propri interessi" funzionava solamente quando sorgeva una questi_one,in cui tutti i tre alleati riconoscevano una comunanza di interessi positivi. Ma quando questa solidarietà positiva mancava, il mutu~ appoggio non era piu obbligatorio. Poteva essere concesso caso per caso, dopo speciali trattative estranee agli obblighi dell'alleanza. In realtà fu sempre, puntualmente ed inflessibilmente negato. Depretis, succeduto al Cairoli nella presidenza del Consiglio, dopo la tempesta di Tunisi, riconosceva che la Triplice Alleanza assicurava l'Italia contro la eventualità di un attacco da parte della Francia. Ma pensava che questa eventualità non era probabile, se pure era possibile. Perciò aveva resistito lungamente nel Consiglio dei ministri a quei colleghi, che esigevano ad ogni costo la conclusione del trattato. Alla fine aveva piegato la testa. Ma non aveva nessuna fiducia che quel trattato potesse servire come punto di partenza per migliori accordi successivi. Considerava l'alleanza come una posizione provvisoria, al riparo della quale il governo italiano dovesse guadagnar tempo, lasciare sbollire nel paese il risentimento antifrancese per l'affare di Tunisi, migliorare gradatamente i rapporti del– l'Italia con la Francia, e cos1 emanciparsi dal protettorato degli imperi cen– trali, riacquistando la propria libertà d'azione. Anche Bismarck faceva una politica di buoni rapporti con la Francia, e cercava tutte le vie per conquistarne l'amicizia. Anche verso la Russia, i governi di Berlino e di Vienna facevano politica di buon vicinato. La Tri– plice era un'alleanza pacifica e difensiva. Gli alleati avevano l'obbligo di far politica pacifica verso tutti gli estranei al trattato. L'obbligo di mutua difesa sorgeva solo nel caso che gli altri facessero una politica di aggressione e di guerra. Perciò, procurando di migliorare i rapporti italo– francesi, Depretis oltre che seguire l'esempio di Bismarck, rimaneva perfet– tamente fedele alla lettera e allo spirito del trattato. Cos1 non la intendeva Bismarck. Egli si rendeva perfettamente conto del carattere negativo e provvisorio dei sentimenti che avevano spinto l'Italia all'alleanza con gl'imperi centrali: rancore contro la Francia per l'affare di Tunisi, e paura degli alleati nella questione romana. Sulla que– stione romana, un accordo fra il governo italiano e il papa appariva, per molti anni, impossibile. Una conciliazione, invece, fra l'Italia e la Francia era, evidentemente, desiderata tanto dal governo francese, quanto dal governo italiano. Se l'Italia avesse messo da parte la questione di Tunisi, e si fosse accordata con la Francia per la Trip_olitania, questa nuova situazione avrebbe tolto alla Triplice Alleanza una gran parte del suo valore per il governo italiano, salvo che altri vantaggi, in altri campi, intervenissero a renderla di nuovo desiderabile. Perciò Bismarck era sospettosissimo dei rapporti fra il governo italiano e il governo francese. Non gli bastava che l'Italia fosse fedele all'alleanza per i cinque anni che durava il trattato. Voleva 320 BibliotecaGino Bianco

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