Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza 6. Il Congresso di Berlino Nel gennaio del 1878, le forze russe arrivarono fino alle porte di Costantinopoli, e imposero al governo turco il trattato di Santo Stefano. L'Inghilterra e l'Austria protestarono e domandarono che il trattato fosse riveduto da un Congresso delle grandi Potenze. La "Lega dei tre impera– tori" era rotta. La Russia era esausta dalla guerra, ma lo czar riluttava ad accettare le imposizioni dall'Inghilterra e dall'Austria. Forse sarebbe scoppiata una guerra generale, se la Russia avesse potuto trascinare con sé la Francia e l'Italia. In Italia, proprio nel gennaio del 1878, morf il re Vittorio Emanuele II, che aveva una grande popolarità e autorità. Il nuovo re, Umberto, non aveva il prestigio del padre. Era un uomo d'intelligenza limitata, ed era consi– derato in Inghilterr·a, in Germania, in Austria come favorevole alla poli– tica russa ed ostile all'Austria. Nel marzo del 1878, cadde il ministero Depretis, e saH al potere un nuovo ministero di Sinistra, presieduto da Benedetto Cairoli. Cairoli era un grande patriota, aveva perduto tre fratelli nelle guerre per l'indipendenza italiana; lui stesso era stato ferito. Ma capita talvolta che chi è stato grande patriota sul campo di battaglia, si rivela piuttosto stupido in tempo di pace. I governanti italiani, nella primavera del 1878, potevano seguire tre diverse politiche. La prima era di continuare ad esigere dall'Austria una rettifica di confini, affrontando la guerra. La seconda era di rinviate a tempo inde– terminato la questione della frontiera nazionale e aderire risolutamente alla intesa antirussa, accettando i compensi coloniali offerti qua e là dall'intesa stessa. La terza. era di abbandonare ogni idea di conquiste territoriali in qualunque campo, assumere un'attitudine di completo disinteresse, e la– sciare che i piu forti facessero a modo loro. La prima politica - quella di una guerra all'Austria - non poteva essere voluta da nessun uomo di buon senso, data l'intesa fra l'Austria e l'Inghilterra. La seconda politica - quella dei diversivi coloniali - era rifiutata da tutti i partiti. Rimaneva la politica del disinteresse. Il nuovo ministro degli esteri, conte C-orti, sosteneva questa politica: "Le Nazioni," diceva, "debbono adattare la propria attività secondo le fasi della loro storia. La nostra fase attuale esige che rimaniamo tranquilli." Ma mentre il ministro degli esteri seguiva questa politica, il primo ministro Cairoli era impressionato e turbato dalla inquietudine del paese. Probabil– mente sperava che, ·ad un dato momento, le faccende fra la Russia e l'Austria si sarebbero imbrogliate, e che l'Austria avrebbe avuto bisogno dell'Italia e avrebbe dovuto pagare. Perciò rifiutava di reprimere le manifestazioni irre– dentiste nonostante le domande del governo austriaco. Non c'era perfetta correlazione fra la politica del ministro degli esteri e quella del primo ministro. Nella opinione del ministro degli esteri, la neutralità non doveva avere arriè:re-pensées e doveva condurre ad una solida 308 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=