Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza in un quarto piano piccolo e borghese. Morf povero dopo aver governato il paese, quasi ininterrottamente, per dieci anni. Nella politica estera, Depretis soleva dire che quando il tempo si met– teva male> lui apriva l'ombrello e aspettava che la pioggia passasse. Natural– mente, era favorevole alla politica, di' aspettativa del Visconti-Venosta. Ma_ doveva tener conto delle tendenze contraddittorie che circolavano nella sua maggioranza. La Sinistra era formata di gruppi eterogenei, che non andavano d'accordo né nella politica interna, né nella politica estera. Per la politica estera, una parte della Sinistra era ostilissima alla Francia, e voleva una al- _leanza immediata con la Germania. Un'al1:fa parte preferiva seguire la po– litica prudente e aspettante di Visconti-Venosta. Un terzo gruppo formava una specie di Sinistra nella Sinistra, manteneva amichevoli relazioni coi repubblicani de.ll 'Estrema Sinistra, e non nascondeva le sue simpatie per il movimento irredentista. Inoltre, il programma, con cui la Sinistra era venuta al potere, impegnava il governo ad un maggiore rispetto per la libertà di stampa, di associazione, di riunione; e i democratici estremi cominciarono su– bito ad usare ed abusare di questa maggiore libertà per la propaganda irre– dentista. Tutto questo accentuava il sospetto e il malumore del governo di Vienna e provocava una violenta reazione dei giornali austro-ungarici. Nelle con– versazioni fra Andr.assy e Robilant, questi evitava di toccare l'argomento che piu gli stava a cuore, e si limitava a dichiarare che l'Italia desiderava "fero– cemente" che fosse osservato lo statu quo, cioè l'Italia non poteva consenti– re una espansione dell'Austria nella Bosnia-Erzegovina; Andrassy capiva benissimo quel che Robilant voleva significare, e continuava a ripetere ri– solutamente, che l'Austria non avrebbe mai ceduto all'Italia "neanche un villaggio." 4. Tunisia e Albania Mentre i governi di Vienna e di Roma si spiavano sospettosamente, la rivolta della Bosnia-Erzegovina continuava. Il 2 luglio 1876, la Serbia e il Montenegro dichiaravano guerra alla Turchia. Una settimana dopo, lo czar Alessandro II e l'imperatore Francesco Giuseppe si riunivano a Reichstadt. E qui convenivano che l'Austria-Ungheria sarebbe rimasta neutrale nel caso di una guerra fra la Russia e la Turchia; in compenso lo czar accettava che il governo austriaco occupasse la Bosnia-Erzegovina. Un mese dopo questa intesa con la Russia, il 9 agosto 1876, Andrassy, conversando una notte, durante una festa da ballo, nel vano di una fine– stra, con Robilant, gli domandò a bruciapelo perché l'Italia non si sarebbe presa "una parte della Tunisia." E due mesi dopo, il 19 ottobre, in un'altra conversazione, ritornò a ripetere che l'Austria "non sarebbe stata contraria a secondare i desideri italiani," se l'Italia avesse cercato "a Tunisi o altrove" 304 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=