Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza nalità per affermare il proprio diritto all'assistenza contro i sovrani sposses– sati e contro il papa. Non poteva rinunziare ad ogni rivendicazione per tut– ta l'eternità. Perciò i rapporti fra i due governi erano sempre adombrati da un senso di inquietudine dovuto alla mancanza di reale fiducia reciproca. Questa diffi– denza invincibile fu sempre il caput mortuum, il cancro roditore delle re– lazioni italo-austriache; era una antitesi permanente, che ad onta di tutti gli sforzi personali dei governanti, condannava i due Stati a una lotta per la. vita: lotta, che poteva rimanere latente, ma che non poteva essere mai del tutto eliminata. In fondo, i governanti austriaci desideravano non tanto di avere l'ami– cizia dell'Italia, quanto di evitare che l'Italia avesse con la Germania e la Russia rapporti tali che potessero rappresentare una minaccia per l'Austria. Per questa ragione, l'atteggiamento di Andrassy verso l'Italia oscillava secon– do che oscillavano le relazioni fra l'Austria e la Russia da un lato, e l'Au– stria, l'Italia e la Germania dall'altro. Finché i rapporti austro-russi rimasero malsicuri, e i rapporti fra Germania e Italia sembravano cordiali, Andrassy si mostrava amichevole con l'ambasciatore italiano. Nel 1873 Bismarck riusciva a conciliare le corti di Vienna e di Pietro– burgo nelle questioni balcaniche in un compromesso, che doveva rivelarsi il– lusorio nell'ora di una nuova crisi, ma che per il momento sembrava assicu– rare la pace e la collaborazione fra i tre imperatori di Russia, di Vienna, di Germania. E via via che la cosf detta "Lega dei tre imperatori" sembrava eli– minare il pericolo di una guerra austro-russa per le questioni balcaniche, la cordialità di Andrassy verso l'Italia si raffreddava. E quando Bismarck cominciò a dimostrarsi malcontento del governo italiano e a favorire la Francia, anche l'atteggiamento di Andrassy passò dalla freddezza sospettosa al disdegno e all'ostilità. Proprio nel momento in cui le relazioni estere dell'Italia erano cosf m.al– sicure, da un lato con la Francia, dall'altro con la Germania e con l'Austria, la questione di Oriente entrò in una nuova acutissima fase, nell'estate del 1875, in conseguenza della rivolta degli slavi della Bosnia-Erzegovina contro il dominio turco. 3. La rivolta della Bosnia-Erzegovina Fino dal primo scoppio di quella rivolta, gli uomini politici italiani pre– videro che l'Austria si sarebbe impadronita del paese. Andrassy, veramente ripeteva continuamente che "l'Austria possedeva già troppe pietre e troppi selvaggi per volerne ancora degli altri." Ma tutti sapevano che il governo austriaco desiderava impedire soprattutto che la Bosnia-Erzegovina si unisse alla Serbia o al Montenegro; perché in questo caso, si sarebbe formato ai con– fini meridionali dell'impero absburghese un forte Stato slavo, nazionale e 302 BibliotecaGino Bianco

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