Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 rischi che l'alleanza difensiva avrebbe coperti, non sarebbero stati equivalen– ti per i due paesi. Meno che mai Visconti-Venosta avrebbe consentito ad una alleanza offensiva. Nel luglio 1875 egli scriveva al conte Robilant, ambasciatore italiano a Vienna: "Se la guerra dovesse essere .provocata dalla Francia, con un atto di follia o di grande imprudenza, se la guerra dovesse scoppiare sulla questione clericale, la nostra posizione sarebbe perfettamente chiara; e il nostro atteg– giamento ci sarebbe dettato e sarebbe giustificato da un diretto interesse comu– ne fra la Germania e noi. Ma potrebbe anche darsi che la Francia non desse alcun ragionevole motivo di guerra; la guerra potrebbe scoppiare semplice– mente per la ferma intenzione della Germania di assalire la Francia. Quale sarebbe, in questo caso, la nostra posizione? Da una parte io ammetto gli inconvenienti della neutralità. Dall'altra confesso che proverei la massima re– pugnanza a vedere l'Italia prender.e parte, essa sola, ad una guerra, che sa– rebbe ingiustificata, nell'opinione dell'Europa, e vederla seguire la Germania, meno come un'alleata, che come un sicario prezzolato. Inoltre, se dovesse scoppiare una guerra fra la Germania e la Francia, il risultato di questa guerra, qualunque fosse, sarebbe sempre dannoso e pericoloso per l'Italia. Se la Francia dovesse vincere - il che non è affatto probabile - l'Italia si troverebbe in una posizione estremamente incerta e pericolosa. Se invece, come è quasi certo, la Germania dovesse nuovamente prostrare la Francia, sarebbe necessario fare qualcosa per farla finita con la Francia una volta per sempre: smembrarla: creare una di quelle combinazioni eccessive, innatu– rali, e perciò effimere, che ricorderebbe quelle con cui Napoleone usava fare e disfare le sue paci. Ora io penso che l'Italia è uno di quei paesi, che posso– no avere un avvenire solamente in un'Europa in cui esiste un certo equili– brio di forze." Per queste considerazioni, Visconti-Venosta manteneva le migliori e piu. cordiali relazioni con la Germania come base della politica estera italiana. Ma nello stesso tempo desiderava aspettare con calma il risultato della lotta fra i clericali e democratici in Francia; e riservava la propria libertà d'azione. Cercava, insomma, di seguire quella che gli inglesi chiamano la politica del wait and see: aspettare ed osservare. 2. La questione .di Tunisi e l'irredentismo Questa attitudine riservata irritava Bismarck. Quando si rese conto che la questione romana e le provocazioni dei clericali francesi non erano suffi– cienti a far piegare la politica estera italiana verso la Germania, cercò un altro peso da mettere nella bilancia dalla propria parte. La Reggenza di Tunisi, nell'Africa settentrionale, era il piu. ovvio "po– mo di discordia" fra l'Italia e la Francia. Contigua al dominio francese del- 1' Algeria, e divisa dalla Sicilia solamente per un breve tratto di mare, Tunisi 299. BibliotecaGino Bianco

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