Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte prima Germania, che l'Italia occupasse Tripoli 23 ; e piu esplicitamente facevano quest'offerta nel luglio del 1880 24 ; e ancora nel 1884 "per ben due volte" Ferry dichiarava che la Francia non aveva nulla in contrario all'occupazione di Tripoli da parte dell'Italia, purché l'Italia riconoscesse il monopolio della Francia in Tunisia. 25 Gli uomini politici italiani avevano rifiutato l'accordo, essendo rimasti duramente colpiti dalla impresa di Tunisi, e temendo che alla prima occa– sione il Governo francese ritornasse ad agire senza riguardi, se l'Italia non fosse uscita da un isolamento, in cui fino a quel momento era rimasta ri– spetto alla Germania e all'Austria, appunto per non mettere a rischio l'ami– cizia con la Francia. Ed era nata cosf la Triplice del 1882. Se non che, rinunziando ad accordarsi con la Francia, riguardo a Tripoli, l'Italia aveva bisogno di esser garantita contro eventuali sconfinamenti della Francia. L'Inghilterra, nell'accordo del 1882, dava, a quel che sembra, que– sta garanzia, per quel che la riguardava. Nei trattati fra l'Italia e le Potenze centrali, invece, né di Tripoli, né della questione mediterranea in generale, si era toccato. Poteva, cioè, darsi il caso che, sorgendo un incidente fra l'Ita– lia e la Francia per Tripoli, la Germania e l'Austria se ne disinteressassero, come di argomento estraneo alla Triplice; e l'Italia, sostenuta dall'Inghilterra per mare, ma non dalla Germania per terra, si vedesse costretta ancora una volta a indietreggiare. A questa lacuna era necessario, alla scadenza dei patti del 1882, che, nell'interesse dell'Italia, si facesse riparo. Quanto alla questione balcanica, il ministro degli esteri austro-ungarico Haymerlé, nel febbraio 1881, nelle trattative che avevano preceduto le sti– pulazioni del 20 maggio 1882, si era dichiarato pronto a "dare tutte le assi– curazioni necessarie per dimostrare il fermo proposito di rispettare scrupo– losamente i limiti assegnatile dal trattato di Berlino e di astenersi da ogni politica di espansione. " 26 Ed è facile comprendere quale pegno potesse esser questo per l'Italia, non appena "un jour ou l'autre, les circonstances aidant," come diceva Robilant, la questione d'Oriente fosse riaperta: allora il problema dell'assetto territoriale e navale italo-austriaco poteva essere sol– levato dall'Italia, in forza del diritto da essa acquisito a tener ferma l'Austria nella sua rinuncia ad ogni ulteriore espansione balcanica. Ma nei trattati del 1882 le assicurazioni, di cui si parlava un anno prima, mancavano. Fra il febbraio 1881 e il maggio 1882 c'era stata l'impresa di Tunisi: cioè, in quel tumulto d'indignazione, da cui fu scossa l'opinione pubblica della penisola, i governanti italiani avevano perduto ogni libertà di opzione fra il blocco austro-germanico e la Francia, a tutto vantaggio delle Potenze centrali. E queste avevano abusato della situazione, lasciando cade- 10 23 CHIALA, Tunisi, pp. 134-35; PALAMENGHI-CRISPI, Politica estera, p. 94. 24 PALAMENGHI-CRISPI, Politica estera, p. 85. 25 PALAMENGHI-CRISPI, Politica estera, p. 378. 26 PALAMENGHI-CRISPI, Politica estera, p. 97. BibliotecaGino Bianco \

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