Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza· assai piu cauta, che se volesse schierarsi con una delle due parti nelle ostilità. Ed è spesso assai difficile agli uomini di Stato vedere chiaramente e scegliere saggiamente una direzione sicura nel complesso intreccio delle questioni continentali e mediterranee. Derivano da questa condizione di cose le oscillazioni, o - se piu vi piace chiamarle cosf - le ambiguità della politica estera italiana. I non italiani spiegano generalmente queste ambiguità col cos1detto "machiavellismo" italiano. Ma noi italiani sappiamo benissimo che esse derivano quasi sempre da quella indecisione, che è inevitabile, quando ci sono molte e incerte possibilità, e quando non abbiamo la fortuna di avere al timone del governo un uomo di genio come il conte Cavour. Oggi ·non esiste piu nulla della generazione che vide, mezzo secolo fa, la fine di tutti gli antichi piccoli Stati locali italiani e, fra questi, dello Stato del papa. Maestri elementari, medici condotti, giornali, organizzazioni eco– nomiche, organizzazione dei diversi partiti politici, tutto ciò ha sottratto a poco a poco la maggioranza della popolazione all'influenza del clero. Lo spirito dello stesso clero si è interamente trasformato nell'ambiente politico, sociale e spirituale della nuova Italia. E la prima guerra mondiale ha smem– brato l'Austria-Ungheria, cioè la sola grande Potenza da cui il Vaticano avrebbe potuto, caso mai, aspettare aiuto per la restaurazione del dominio temporale. Perciò la questione romana si è esinanita oramai fino a tali pro– porzioni che non rappresenta piu nessun pericolo per l'Italia, né nella poli– tica interna, né nelle sue relazioni internazionali. 2 Ma cinquant'anni or sono, era questo il problema centrale della vita po– litica italiana. Il papa Pio IX rivendicava, in ogni occasione, la città di Roma e tutti gli altri territori che, per undici secoli, avevano formato lo Stato pon– tificio. Il clero italiano dirigeva la vecchia aristocrazia fedele alla Chiesa, e dominava quasi ovunue le masse dei contadini, per i quali la parrocchia era la sola forma di organizzazione sociale e di vita spirituale. E cos1 quelle classi sociali, che in tutti gli altri paesi formavano la base dei partiti conser– vatori, si trovavano spezzate in Italia in due sezioni: il gruppo che teneva il governo, raccolto intorno alla dinastia di Savoia, e il gruppo legittimista che sosteneva la causa del papa, dichiarava illegittima la unità politica d'Ita– lia, si asteneva dal votare nelle elezioni politiche, era come un esercito ac– campato in paese nemico, pronto sempre a muovere all'attacco. Fuori d'Italia, le grandi masse cattoliche facevano eco alle proteste del papa e dei cattolici italiani. L'unità politica d'Italia, sorta com'era sulle ro– vine del potere temporale della Chiesa, era descritta ovunque dai propa– gandisti cattolici come una creazione del demonio, la cui distruzione fosse il primo dov~re di ogni credente. La ostilità piu violenta e piu pericolosa contro lo Stato nazionale italiano partiva dai gruppi monarchici e clericali francesi. Questi gruppi ritenevano che fosse massimo obbligo della Francia restaurare l'antico Stato della 2 l.'Autore scrive nel 1923; i Patti del Laterano sono del 1929. [Nota di C. Morandi] 296 BibliotecaGino Bianco

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