Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza Il Palamenghi-Crispi, dunque, mi aveva invitato nel 1920 a prendere visione di documenti, che ancora nel novembre del 1922 erano interdetti. Nella scorsa primavera, il Palamenghi-Crispi ha pubblicato un nuovo volume: Francesco Crispi: politica interna, Milano, Treves, 1924, nel quale a p. 347 si legge: Il prof. Gaetano Salvemini, ne La politica estera di Francesco C,·ispi ha pubblicato molte amenità, e le ha anche esportate all'estero. Costui, ad un certo punto del suo scritto, per raddirizzare uno storto ragionamento, si permise di storpiare un documento da noi pubblicato nel volume sulla politica estera, appunto, di Crispi. E per giustificare la sua storpiatura, osò affermare che noi, nel trascrivere il documento, avevamo "per attenuare l'impressione della remissività di Crispi," sostituito una parola all'altra, cioè Fiume a Trieste. Protestammo su per i giornali (cfr. Il Tempo di Roma, n. 107 del 1923; 5 mag– gio). Nessuno, mai, aveva contestato la nostra scrupolosità nella pubblicazione delle carte di Crispi. E poiché il documento sospettato di alterazione era stato da noi depositato nel– l'Archivio della· Società Siciliana per la storia patria, invitammo il Salvemini ad informar– si e, dopo, a ritrattare lealmente, l'ingiuria. Il Salvemini né educato, né probo, non si fece piu vivo. Onde pensammo alla sanzione che meritava. Ma dovemmo rinunziare a quere– larci, perché ci trovammo dinanzi alla prescrizione già avvenuta dell'azione penale. Chi legge questa pagina resta completamente all'oscuro sul fondo del– la questione: non sa. nulla, per es., del falso Ulmann. Ed è condotto a cre– dere che io non mi sia fatto vivo dopo la lettera del Palamenghi-Crispi al Tempo: il che è contrario alla verità. Delle altre "amenità," di cui è infar– cita la prosa del Palamenghi-Crispi, non è il caso di occuparsi per non sciupare carta e inchiostro in contese personali. Richiamato da questo risveglio del Palamenghi-Crispi a riprendere la discussione, inviai una nota alla Nuova Rivista Storica per mettere le cose a posto. L'amico Barbagallo, direttore della rivista, ebbe allora l'idea di pro– vare se fosse possibile fare esaminare il testo in discussione dal nostro comu– ne amico prof. Antonio Abbruzzese. A questo - piu fortunato di me - il prof. Sansone consentf di esaminare il fascicolo contenente i manoscritti della missione 1877. Dalle notizie, che il prof. Abbruzzese mi comunica, risulta che questo fascicolo non contiene che una minima parte dei testi, che sono pubblicati nel volume Politica estera sulla missione del 1877: mancano tutti i Di'ari e docu– menti, che riguardano le conversazioni di Crispi a Parigi, a Berlino e a Vienna! Fra i pochi testi, che fanno parte del fascicolo, c'è quello del collo– quio Crispi-Andrassy, che è di mano di Crispi e che ha tutto l'aspetto di una brutta copia con correzioni, rimandi ecc. In esso il passo, in cui appare la parola Fiume, è di mano di Crispi. Quindi la responsabilità del Palamenghi– Crispi nell'alterazione si dovrebbe, in base a questa informazione, escludere. Dico si· dovrebbe, perché, prima di formulare un giudizio definitivo, occorre– rebbe avere a propria disposizione, e senza restrizioni, per i confronti ne– cessari, tutti i manoscritti; occorrerebbe estendere la ricerca dai testi del 1877 a. quelli di altri anni, cominciando da quello in cui si trova l'anacronismo Ulmann. 278 BibliotecaGino Bianco

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