Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 Ich habe Crispi in dem Sinn gesprochen, dass wir mit Italien in seinem und unserem Interesse aufrichtig gutes Einverstandnis zu erhalten· wiinschen; dies konne durch Miss– verstandnis nur solange erschwert werden, als die italienische Regierung von Annexions– Velleitaten, die wir ihr iibrigens nicht zumuten, sich nicht lossagt. Ich verhehte ihm nicht, dass wir im unwahrscheinlichen Falle, dass jemals solche Plane zu Tage treten sollten, uns nicht in der Defensive halten konnten und ich sprach dabei im Sinne des Eu. Exc. bekannten Schreibens an den Grafen Wimpff en. Herr Crispi fand gegen meine Auffassung nichts einzswenden und sprach sein Einverstanrnis ars, ohne jedoch die offene Desavouing nichts einzuwenden und sprach sein Einverstandnis aus, ohne jedoch die offene Desavoui– rung der Annexionpolitik in Aussicht zu stellen. Auch sonst war seine Sprache in Bezug auf uns, sowie Deutschland und Frankreich ganz correkt. [Ho parlato a Crispi, nel senso che desideriamo sinceramente mantenere con l'Italia, nel suo e nel nostro interesse, una buona intesa. Questa potrebbe essere ostacolata da malintesi, solo in quanto il governo italiano non rifiutasse apertamente ogni velleità annes– sionista, che del resto noi non gli attribuiamo. Non gli celai che nel caso inverosimile questi progetti venissero un giorno alla luce, noi non potremmo rimanere sulla difensiva. Gli parlai intorno a ciò nel senso della lettera al conte Wimpffen nota a V. E. Il signor Crispi non trovò nulla da obiettare a questa mia concezione, e fu dello stesso parere, senza però mettere in evidenza un'aperta sconfessione della politica annessionistica. Il suo dire riguardo a noi, alla Germania e alla Francia fu del resto completamente corretto]. La relazione del Karolyi, raccolta dal De Launay, dice: Il [KarolyiJ me disai_t savoir que le langage tenu a Pesth par le président de notre Chambre des députés, avait produit une bonne impression. M. Crispi avait donné l'assu– rance que le gouvernement du roi ne poursuivait aucun but d'agrandissement territorial au dépenses de l'Autriche, et qu'il ne fallai pas prendre aux sérieux les déclarations des politiciens sans mandat qui prechent l'annexion du Trentin et de l'lstrie. Le conte Andrassy n'avait cependant pas caché à S. E. que l'Autriche-Hongrie n'admettait aucune correlation entre nos prétendues aspirations nationales ét un réglement de la question orientale, dans le quel la Bosnie serait eventuellement attribuée à l'Autriche. Le Cabinet de Vienne avait fait "maison nette" dans les rapports avec l'Italie en lui abbandonnant, sans esprit de retour, d'anciennes provinces au delà des Alpes. Il ne consentira jamais à d'autres cessions territo– riales; et si nos aspirations nationales se faisaient jamais jour au point que notre gouver– nement fut incapable de les maìtriser, l'Autriche-Hongrie n'hésiterait pas à prendre les devants, à entrer en campagne. Dans ce cas, trouverions-nous de.s alliés? Un esplicito abbandon0 di Trieste e di Trento, fatto da Crispi fu denun– ciato dal Pungolo di Milano, nell'ottobre 1877, provocando sul Movimento di Genova una vivace protesta dei deputati irredentisti, fra i quali Benedetto Cairoli. 3 Ma la versione data da Karolyi a De Launay, e messa in pubblico dal Pungolo, è certamente inesatta. Andrassy, per quanto uomo di contentatura assai difficile, non avrebbe scritto ad Haymerle che Crispi "non aveva messo in evidenza un'aperta sconfessione della politica annessionista," qualora Crispi avesse detto senz'altro che non si dovevano prendere sul serio i politicanti che predicavano l'annessione del Trentino e dell'Istria: una scon– fessione piu aperta di questa non sarebbe stata possibile. Probabilmente, Karolyi coloriva in quel modo le dichiarazioni di Crispi per far capire 3 IMBRIANI, Pro patria (1879), Napoli, Cozzolino, 1915, pp. 16-7. 269 BibliotecaGino Bianco

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