Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Appendice A · Alla vigilia del Congresso di Berlino Il colloquio Crispi-Andrassy (21 ottobre 1877) e la genuinità dei "Diart" crispini (con documenti inediti)1 I. Le versioni del colloquio Del. colloquio avvenuto fra Crispi e Andrassy, a Pesth, il 21 ottobre 1877, ci sono note tre versioni: quella che risulta dagli appunti personali di Crispi, quali sono stati pubblicati dal signor Tommaso Palamenghi-Crispi2, quella, finora inedita, che ne telegrafò Andrassy all'ambasciatore austriaco a Roma, barone von Haymerle, il 27 ottobre 1877; e quella, anch'essa inedita finora, che ne dette l'ambasciatore austriaco a Berlino, conte Ka.rolyi, all'am• basciatore italiano, conte De Launay, e che questi rifed a Roma con rapporto del 2 novembre 1877. Il testo pubblicato dal Palamenghi-Crispi presenta le parti, che ci interessano, nella forma seguente: ANDRASSY. "Necessità di tenersi amici e di non turbare l'accordo con esigenze prati– camente non attuabili. Non sempre il principio di nazionalità è applicabile in tutti i luoghi, né è norma la lingua a stabilire la nazionalità; non si fa la politica colla gramma– tica. La nazionalità è stabilita da vari elementi: precede innanzi tutto la topografia, e seguono le condizioni economiche, che valgono ad alimentare la vita delle popolazioni. Prendetevi Trieste, se noi pur ve la dessimo, e voi non potreste starvi un giorno: sareste maledetti. Ho una nota su tale argomento, che vi farei leggere se l'avessi qui, nella quale svolgo questi concetti. E poi bisogna parlar franco: volete altre terre? ditelo; è una politica che comprendo. È questione ..." CRISPI. "Accordo nei principt La lingua non è da sola argomento di nazionalità. E se noi la prendessimo a norma, dovremmo inimicarci molti Stati e far la guerra. Ora la nostra è politica di pace. Vogliamo star bene coi vicini, stabilire accordi sulla base degl'interessi e rispettare i trattati. Non attaccheremo; ci difenderemmo, se fossimo attaccati... Quando l'indipendenza e la libertà di un paese furono acquistate con sacrifici, chi li ha fatti cotesti sacrifici, non può con audaci avventure mettere in pericolo i beni raggiunti. Fiume, ridicola imputazione; i· porti sono sbocchi necessari al commercio: chi li ha, deve possedere il territorio donde vengono · i prodotti. Di Fiume che potremmo farcene?" La relazione telegrafica di Andrassy ad Haymerle, da noi fatta copiare nell'Archivio di Stato di Vienna, dice: 268 1 Pubblicato in "Nuova Rivista Storica," a. IX, fase. I, gennaio-febbraio 1925. [N.d.C.] 2 PALAMENGHI-CRISPI, Crispi: Politica estera, Milano, Treves, 1912, pp. 65-6. BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=