Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza • gno? L'Italia, posta anch'essa sull'altra riva adriatica, conseguiva tre vantaggi: possedeva un pegno, da rendersi condizionatamente; assicurava il proprio mare, sorvegliando l'Austria e seguendola; si metteva in posizione di potere rappresentare una parte importante nel prossimo atto del gran dramma orientale. Ritirandosi; poi, a suo tempo, da una costa che non le appartiene né per diritto storico, né per diritto etnografi.e.o,né per diritto naturale, avrebbe potuto dire, orgogliosa di sé: ho portato il lume della civiltà e della pace in una regione agitata, ho con ciò reso servigio all'Europa, ho provveduto a me stessa (17 luglio). Bismarck si mostrò persuaso che l'Italia dovesse fare valere i suoi diritti sull'Adriatico. Bismarck consigliò all'Italia l'occupazione dell'Albania, per avere una posizione dell'Adria– tico. Il Ministero italiano osservò _che il possesso dell'Albania non era il desiderio dell'Italia. Ed il gran cancelliere rispose che l'Italia prendesse l'iniziativa di una proposta, scegliesse una posizione nell'Adriatico, e la chiedesse senza esitanza, anche se non fosse l'Albania. A Potsdam, si sapeva che lord Beaconsfield, nei suoi dispacci a Bismarck, e nella sua conver– sazione con l'on. Crispi, aveva ammesso la convenienza che si trattasse di alcuni com– pensi all'Italia nel caso che l'Austria dovesse occupare la Bosnia e l'Erzegovina. Il conte Andrassy, a Vienna, ne fu informato direttamente, e non sollevò difficoltà. Mentre a Berlino l'on. Crispi cercava d'impegnare vieppiu il principe di Bismarck, a Londra il conte Menabrea agiva efficacemente presso Disraeli, dimostrandogli con la carta geo– grafica dell'Italia alla mano, la necessità che il nostro paese non do)'.essetrovarsi minacciato, ove l'Austria, estendendosi nell'Adriatico, si facesse signora del mare non solo, ma diventasse una minaccia permanente per i porti italiani, come lo era per i suoi confini La questione venne confidenzialmente discussa a Londra come a Berlino. Il principe di Bismarck consigliò il nostro paese di osare, di non attendere, per porre la questione italiana, la riunione del Congresso, ma di preparare il terreno (21 luglio). Il Ministero Depretis-Crispi si era opposto energicamente e risolutamente all'occupazione da parte del– l'Austria, della Bosnia e dell'Erzegovina, perché lesiva agl'interessi dell'Italia nell'Adria– tco. Le cancellerie estere avevano riconosciuta la ragionevolezza di questa opposizione; ed avevano messo sul tappeto la proposta dell'occupazione dell'Albania o di altra regione, come garanzia nostra da parte dell'Austria. Qualora ci fossimo decisi ad andare in Albania od altrove, sarebbe stato il primo passo per arrivare ad avere almeno una parte dei nostri confini naturali (7 agosto). Le Potenze, alla vigilia del Congresso, continuavano ad essere di opposto parere intorno ad importan~i questioni. L'una potenza segretamente cospirava a danno dell'altra. E l'Italia era officiata da questa e da quella, perché si dichiarasse con anticipazione favorevole ai progetti o della Russia, o dell'Austria, o dell'Inghilterra. Il Gabinetto Depretis dava buone parole a tutte, prometteva di riflettere sulla situazione, ed intanto, traendo profitto delle discordie europee, gridava una cosa sola fortemente: Non voglio che l'Austria occupi la Bosnia e l'Erzegovina, perché nuoce all'Italia l'ingran– dimento dell'Austria in Adriatico... E negava di entrare decisamente, nelle vedute di alcuna delle Potenze intervenute, prima di essere rassicurato su questo punto dell'occupazione. Allora avvenne il viaggio dell'on. Crispi, allora si discusse dell'Albania, allora l'Austria e l'Inghilterra principalmente facevano pressione sull'Italia perché si decidesse, allora il conte Menabrea faceva conoscere a Disraeli la condizione geografica dell'Italia e la necessità per essa di una rettifica di confini. Può dirsi che la questione del Trentino o meglio la questione dei confini italiani, non fosse allora opportuna? Poteva chiamarsi un'assurdità? ... Senza questa crisi (quella del marzo 1878, che sostitu1 il Ministero Cairoli-Corti al Ministero Depretis-Crispi) l'Italia non si sarebbe presentata al Congresso isolata. Il Ministero Depretis-Crispi aveva un concetto, aveva precedenti, aveva proposte, aveva promesse. Si sarebbe deciso, quando maggiore sarebbesi intesa per qualche Potenza la necessità dell'amicizia e dell'appoggio dell'Italia. Il Ministero Depretis-Crispi si era mostrato disposto ad aiutare per essere aiutato. Noi avremmo concorso a promuovere alcuni interessi ed a favorire alcuni desideri, facendo rispettare il principio di nazionalità, e non dimenticando i confini naturali dell'Italia, e il danno che a noi sarebbe venuto dalla preponderanza dell'Austria nell'Adriatico. Questi intendimenti dell'Italia erano noti a Berlino, a Vienna, a Londra; e l'Austria non pertanto cercava di mettersi d'accordo con noi, e la Germania e l'Inghilterra ci spingevano a fare, senza chiedere il permesso del– l'Europa (18 agosto). 262 BibliotecaGino Bianco

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