Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 La mente - scriveva Corti a Cairoli il 1° luglio 1878 - rifugge dal pensiero della posizione, in cui si sarebbe trov~ta _ l'Italia, se- si fosse messa, i~ q_uel ~omento supremo, in opposizione a tutte le Grandi Potenze. Quelle saette del principe Bismarck sarebbero in parte cadute sull'Italia, la quale si sarebbe trovata innanzi al penosissimo dilemma, o di compromettere la sua dignità, piegando il capo innanzi alle pressioni delle altre Potenze, oppure di andare incontro alle piu gravi complicazioni. 31 Alla deliberazione del 28 giugno riguardante la Bosnia, succedette, il 29 giugno l'annessione alla Dalmazia, anziché al Montenegro, del Comune di Spitza; e il 4 luglio, il diritto concesso al governo austriaco di esercitare la sorveglianza marittima e monetaria sul porto di Antivari. Erano appena inghiottite queste pillole, e 1'8 luglio il governo britannico annunziava l'oc– cupazione di Cipro. Cairoli fu inquietissimo di questa sorpresa, del tutto inaspettata. E telegrafò, il 9 luglio, a Corti raccomandandogli di non impegnarsi in senso favorevole alla politica inglese, qualora l'accordo di Cipro fosse stato portato innanzi al Congresso: Je suppose qu'on nous laissera au moins le temps de réflechir sur la portée d'un fait que rien ne nous laissait prévoir... Ce serait surtout essential p"our nous de connaitre le sentiment de la France, dont les allures à Tunis nous semblent depuis quelque temps de plus en plus suspectes. E, sempre in data 9 luglio, sviluppava m una lettera le idee accennate nel telegramma: Non temerario o infondato è il sospetto di una intelligenza (del governo inglese) con la Francia per Tunisi. Il possesso di Cipro costituisce un fatto, contro il quale potrebbero sollevare obiezioni e malcontento le Potenze interessate nel Mediterraneo. Per quietarle, l'Inghilterra potrebbe aver lasciato intendere di essere disposta a qualche concessione per compenso. Nessuna apertura essendo stata fatta a noi, sorge naturale il dubbio che sia stata fatta alla Francia, anche in considerazione della loro rivalità negli affari di Egitto. È superfluo rilevare la gravità di un accordo tra la Francia e l'Inghilterra sopra questo argomento; ed è inutile pure che ti solleciti a provocare informazioni e spiegazioni che ci dieno lume. 32 Corti e Launay trovavano anch'essi che il gioco a mosca cieca era stato troppo esagerato; ed avevano preparato una protesta da inserire nei verbali del Congresso, quando i plenipotenziari britannici avessero comunicato ufficialmente il testo della convenzione con la Turchia. 33 Il governo inglese, . 31 In una conversazione con Parini, nel 1896, Crispi disse: "A Berlino i delegati (i delegati italiani), invece di combattere la proposta occupazione della Bosnia e della Erzegovina da parte d:ell'Austria, la favorirono." (PALAMENGHI-CRISPI, Francesco Crispi: politica estera, p. 73). La ve– rità fu ben diversa: Corti e Launay non favorirono niente: "subirono con visibile ripugnanza" - riferiva lord Salisbury a Londra, Blue Book, Turkey, 1878, p. 51 - una situazione che non po– tevano allontanare. Crispi che non aveva combattuto la occupazione nei colloqui con Bismarck, con Derby, con Andrassy, ma si era limitato a timide riserve, con quale buona fede poteva pre– tendere che Corti e Launay la combattessero nel Congresso di Berlino? 32 CHIALA, Pagine, II, p. 110. 33 Nei documenti Corti c'è il testo di questa protesta rientrata. "Les plénipotentiaires de la Grande Bretagne ont ... Les plénipotentiaires de l'ltalie croient de leur devoir de faire ici une déclaration. L'Italie, en acceptant l'invitation au Congrès, a eu le sentiment de venir coopérer à un grand but d'humanité, savoir de contribuer au maintien de la paix menacée par suite de 259 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=