Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza l'Austria. Questa non è che una parte incidentale della grande questione d'Oriente. Ad essa si diede da taluni importanza oltremodo esagerata... Sarebbe conforme alla dignità e ai veri interessi dell'Italia di aumentare le difficoltà della pacificazione d'Europa, introdu– cendo nuovi elementi di discordia fra le Potenze? La prima volta che l'Italia unita va a presentarsi innanzi ad un Congresso delle Grandi Potenze, avrà essa a presentarsi come potenza mendicante? Era difficile mettere la discussione su basi piu irreali. Il problema da risolvere non era se la questione della Bosnia fosse grande o piccola, e se l'Italia dovesse o no mendicar favori. Si trattava di decidere quel che il governo italiano dovesse fare, dopo che aveva bussato a tutte le porte, durante due anni, domandando compensi "nelle Alpi" e trovando che tutte le porte rimanevano implacabilmente serrate. - Opporsi all'annessione della Bosnia, minacciando guerra all'Austria, all'Inghilterra, alla Germania? - Consentire all'irreparabile, approfittando del saccheggio generale per affer– rare qualche territorio, per es. la Tripolitania? - Abbandonare ogni idea di conquiste territoriali in qualunque campo, assumere un'attitudine di com– pleto disinteresse, lasciando che i piu forti facessero a modo loro? La prima soluzione - cioè la guerra con l'Austria, colla Germania, coll'Inghilterra - sarebbe stata pretta follia. Non rimanevano praticabili, dunque, che le altre due: quella dei diversivi coloniali, o quella del disinteresse assoluto. Corti accettava l'ultima. Ma non propose esplicitamente il problema: non invitò i colleghi a scegliere francamente la loro via. Sulla questione della Bosnia, il Consiglio approvò all'unanimità le seguenti istruzioni per i plenipotenziarii: Se nel Congresso venisse recata innanzi la eventualità di una occupazione della Bosnia e della Erzegovina da parte dell'Austria-Ungheria, i plenipotenziari italiani si , adopereranno perché essa abbia veramente il carattere di una mera occupazione temporanea, e perché sia, quanto piu fosse possibile, limitata, cosf rispetto alla durata, come rispetto all'effettivo delle forze occupanti. Se si trattasse, lo che non sembra affatto probabile, di una vera e propria annessione territoriale, i plenipotenziari _di S.M. avranno a scandagliare il terreno per giudicare se sia conforme agli interessi e alle dignità del governo del re di mettere innanzi una domanda di compenso. Che specie di compenso? Compenso coloniale o "nelle Alpi"? - E data l'annessione e dato il rifiuto dei compensi, che cosa dovevano fare i pleni– potenziari? - Se fosse stata abbandonata l'idea dell'annessione, e fosse stata adottata quella della occupazione, e la occupazione avesse avuto una durata non temporanea, ma permanente, che cosa dovevano fare i plenipotenziari? - Nessuno propose questi problemi. - Il solo ministro degli interni, Zanar– delli - cosf racconta Corti negli Appunti personali e politici - manifestò al Consiglio "il desiderio che non s'avessero a dimenticare i principi di nazionalità; alcune parti dell'Italia trovarsi tuttavia sotto il dominio straniero; s'avrebbe a cogliere tutte le occasioni per far prevalere i nostri diritti. Ma non furono che vaghe parole." E nessuno insisté perché Zanardelli concre– tasse in propositi positivi quelle "vaghe parole." Tutti sdrucciolarono. 254 BibliotecaGino Bianco

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