Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza vera del 1878, tutti gli irredentisti italiani erano disposti ad accettare il programma di Cesare Balbo, purché questo programma fosse accettato anche a Vienna. 12 Corti sapeva che siffatte idee non avevano in quel momento nessuna base di realtà. L'on. Cavallotti - scrive negli Appunti personali e politici - fece un discorso assai rimarchevole: dopo avere largamente trattato dei progressi che l'Austria avrebbe a fare in Oriente, venne a dire che in questo caso l'Italia avrebbe a reclamare le provincie italiane. Mentre egli pronunziava quelle parole, il presidente del Consiglio, che stava seduto accanto a me, domandavami ripetutamente che risponderei. Misi allora poche linee sulla carta, e gliele passai. Il signor Cairoli le leggeva, e poi dicevami: - No, sdrucciola sopra que– sta parte! Corti sdrucciolò, e si restrinse a rispondere a Cavallotti: Convengo pienamente con l'on. Cavallotti sui vantaggi reciproci di una cordiale amicizia coll'Austria-Ungheria. Ma non credo che il miglior modo di rafforzare tale amicizi,a consista nel venire a discutere, in questa Camera, reclami territoriali, che sono m contraddizione coi trattati solennemente stipulati con quell'impero. La risposta piacque a Vienna. Robilant scriveva a Corti il 10 aprile: Applaudirei colle due mani, se le avessi, 13 alle tue risposte... Andrassy avendomi veduto in lontananza al Prater, si staccò dalla compagnia, e venne a incontrarmi dove mi trovavo. Mostrossi molto soddisfatto delle risposte da te date. - Qui me l'aurait · jamais dit - dicevami egli - que ce Ministère, dont la formation nous avait tant inquiété, aurait sorti ces conséquences là. Ancora il 27 aprile, Andrassy diceva a Robilant: "Quoi qu'il advienne, . d h " entre nous au moms, nous ne nous pren rons pas aux c eveux ; e prote- stava essere falso che egli pensasse di occupare l'Albania e ad arrivare fino a Salonicco: il generale Ignatieff lo aveva invitato ad occupare l'Albania, "tanto piu che a difetto dell'Austria, sarebbe stata l'Italia che l'avrebbe pre– sa": ma lui non aveva voluto saperne: l'Albania poteva, meglio di qualunque altra provincia turca, governarsi con istituzioni autonome: "non dover dunque pensarsi ad annetterla a nessun altro Stato"; "vi sarà forse un giorno che mi si farà rimprovero di non aver tratto partito dalle circostanze per acquistare alla Monarchia ciò che le circostanze favorevoli avrebbero potuto dare, ma ciò mi è indifferente; so di fare il vero interesse del mio paese, e quindi di altro non mi curo." Riferendo questa conversazione, Robilant si compiaceva che le relazioni austro-italiane fossero "à l' eau de rose." Ma pochi giorni dopo, completo mutamento di scena. Il 30 aprile, i gruppi repubblicani tennero a Roma un congresso, che fin1 in una dimo- 12 Nel febbraio del 1878, un opuscolo scritto da un italiano della Venezia Giulia, L'Italia ai confini slavi, sosteneva anch'esso che gli italiani dovessero essere "amici dell'Austria, ed anche all'occorrenza alleati; ma l'Austria lasci l'Adriatico e si ritiri oltre l'Alpe Giulia." I diritti del– l'Italia su Trieste e l'Istria, p. 579. 13 Aveva perduta la mano destra nella battaglia di Novara nel marzo 1849. 250 BibliotecaGino Bianco

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