Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 si era trasformata in una manifestazione irredentista. 3 Anche la fiducia, che Garibaldi dimostrava verso Cairoli, e consigliava ai suoi seguaci di mante– nere,4 non poteva essere spiegata che in un modo solo: il nuovo Ministero aveva un programma irredentista. Ma un giacobino ministro - diceva Mirabeau - non sarà un ministro giacobino. Cairoli offd per telegrafo il Ministero degli esteri al conte Corti, ministro italiano a Costantinopoli, uomo della Destra, il quale non aveva mai fatto mistero delle sue simpatie per una politica di risoluta e sistematica solidarietà colla Germania e coll'Austria. 5 Giunto a Roma il 25 marzo, il Corti - cosf egli racconta negli Appunti personali e politici - discusse a lungo con Cairoli e col ministro degl'interni, Zanardelli, la offerta, che essi gli facevano, e che lui riteneva di dover rifiutare. Allegai non avere alcuna esperienza parlamentare, non essermi mai occupato di politica interna, non recare alcuna forza al ministero, ma soprattutto non credere che le mie opinioni in fatto di P,olitica estera sarebbero conformi a quelle dei miei interlo– cutori. Citai, fra le altre cose, le nostre relazioni coll'Austria, che io ero fermamente d'avviso di mantenere sopra un piede di franca ed onesta cordialità; entrai nella que– stione della probabile occupazione della Bosnia e dell'Erzegovina, che io non credevo fu– nesta agl'interessi italiani, e che in ogni caso era verisimilmente decisa ne' consigli d'Eu– ropa, e quindi vano e dannoso sarebbe per l'Italia di farvi opposizione. Tutto mi era concesso dai miei interlocutori, purché accettassi il portafoglio. Dopo una discussione, per me penosissima, che durò un'ora e mezzo, i signori Cairoli e Za– nardelli se ne andarono, dicendo il primo non prendere questo rifiuto per la mia ultima parola: ritornerebbe l'indomani a prendere la risposta definitiva. Consigliato da Visconti-Venosta ad accettare, sollecitato dal giovane re, e consigliato nello stesso senso anche da Quintino Sella, che era in quel momento l'uomo piu autorevole della Destra, Corti si decise il 26 marzo al gran passo. Data la impotenza a cui era ridotta la politica estera italiana sul terreno dell'irredentismo, questa "combinazione," a prima vista assurda, di Cairoli con Corti, poteva riuscire di grande utilità, e forse per questo fu voluta dal re e dai suoi consiglieri: Corti, dati i suoi precedenti austrofìli, assicurava i governi esteri che l'Italia non avrebbe sollevato difficoltà nel Congresso delle Potenze contro la annessione della Bosnia all'Austria; e Cairoli, dati i suoi precedenti irredentisti, assicurava nell'interno gli irredentisti che tutto il possibile sarebbe stato fatto per soddisfare i loro desideri, e avrebbe po– tuto testimoniare, per esperienza propria, che non era colpa di nessuno se quei desideri non si erano attuati. Ma perché la "combinazione" funzio– nasse bene, occorreva che fra Cairoli e Corti e tutti gli altri ministri inter- 3 lMBRIANI, Pro Patria, p. 20; I diritti dell'Italia, su Trieste e l'Istria, pp. 573-75. 4 GARIBALDI, Epistolario, II, pp. 231-33; 13 aprile 1878. "Se il Ministero Cairoli-Zanardelli non può fare il bene, non so chi diavolo il potrebbe." 5 Reuss, ambasciatore germanico in Costantinopoli, a Bismarck, 20 marzo 1878: WERTHEIMER, Andrassy, III, 110. . 245 BibliotecaGino Bianco

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