Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza governo di Londra avrebbe consentito ad avventurarsi su questo terreno, senza temere di risospingere Francesco Giuseppe e Andrassy verso l'alleanza russa? Pensava di abbandonare i compensi "nelle Alpi" per afferrare qual– che compenso coloniale? Non sappiamo. 98 Proprio negli stessi giorni, in cui cominciava lo scambio di idee col Gabinetto di Londra, il Ministero Depretis era assalito violentemente da ogni parte: Crispi travolto in uno scandalo familiare 99 era costretto a pre– sentare le dimissioni il 6 marzo; la maggioranza era come un mare in temp~sta, che le dimissioni di Crispi non quetavano; 1'8 marzo veniva eletto presidente della Camera Benedetto Cairoli, con significato di opposizione; il giorno dopo Depretis presentava al re le dimissioni; il 24 marzo, dopo una crisi assai faticosa, succedeva al Ministero Depretis il Ministero Cairoli. "Essendo dimissionario," Depretis dichiarava a Paget, "non potevo pren– dere nessuna risoluzione." Due anni prima, quand'egli era giunto al governo, i rapporti italo– austriaci erano certamente tutt'altro che facili, ma non erano stati compro– messi ancora da incidenti malamente riparabili. Questi incidenti Depretis non li avrebbe certo sollevati di sua iniziativa, prudente com'era fino alla i!Ilmobilità. Ma egli era il condottiero di un partito, che conquistava per la prima volta il governo, dopo lunghi anni di opposizione, accusando gli avversari di fiacchezza e di scarsa sensibilità nazionaÌe, promettendo l'uso di metodi nuovi, piu vigorosi, piu fruttiferi, nella politica estera come nella politica interna, aspettando dal suo condottiero qualche successo clamoroso, che facesse ammutolire le critiche e gli scherni degli avversari, e dimostrasse la superiorità dei metodi nuovi sugli antichi. La questione d'Oriente sem– brava offrire l'occasione propizia per raggiungere un successo. Le idee irredentiste, largamente diffuse nella Sinistra, dettavano il tema ai desideri e alle speranze. Ma nella situazione internazionale di quegli anni, nessun desiderio ir– redentista poteva essere soddisfatto da nessun uomo di governo, di Sinistra o di Destra che fosse. È cosa veramente molto naturale et ordinaria - insegna Machiavelli - desiderare d'acquistare; e sempre, quando li uomini lo fanno che possano, saranno laudati, e non biasimati; ma quando non possono, e vogliono farlo in ogni modo, qui è l'errore e il biasimo. Depretis non vide forse mai chiaramente questa impossibilità. s·e pur la vide, non osò affrontarla virilmente, richiamando i suoi seguaci alla necessità di abbandonare le loro illusioni. Lasciò che il miraggio irredentista 9 8 Parlando di questa offerta d'intesa fatta dal governo britannico al governo . italiano nel 1878, Crispi scriveva nel 1882: "Al 1878 essi (gl'inglesi) avevan capito l'interesse dell'Italia a non permettere che l'Austria occupasse la Bosnia e l'Erzegovina, ed eran pronti ad offrirci o per lo meno a chiedere e sostenere che ci prendessimo un compenso." (Carteggi politici, p. 792). L'afferma– zione che gl'inglesi erano pronti ad opporsi all'annessione della Bosnia è del tutto fantastica. Quanto al compenso, Crispi equivocava sempre fra i compensi "nell'Alpi" e i compensi coloniali. 99 CRISPI, Carteggi politici inediti, p. 363; CASTEUINI, Crispi, 137. 242 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=