Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza mediante un trattato fra parecchie Potenze, non possono formare il soggetto di ulteriori accordi efficaciper ognuna di esse, se non interviene una sanzione delle stesse Potenze contraenti"; ma quanto alla dichiarazione da fare a Pie– troburgo, il governo italiano non credeva di dovere "dipartirsi dal riserbo, in cui gli era sembrato utile contenersi finora. " 83 Finché non avesse visto se e che cosa ci fosse da guadagnare "nelle Alpi," Depretis non intendeva im– pegnarsi con nessuno. 84 Era appena superato questo scoglio, ed ecco sopravvenire una nuova com– plicazione. Il 7 febbraio moriva Pio IX. Da diciotto anni questa eventualità preoccupava il governo italiano, ed era oggetto di continue conversazioni con gli altri governi. Si temeva che i cardinali si riunissero fuori d'Italia per il conclave. Si temeva che a Roma avvenissero disordini i quali dimostrassero la incapacità o la mala volontà del governo italia~o nell'assicurare la li– bertà al conclave. Si temevano imbarazzi e pericoli tanto piu gravi quanto meno era possibile predeterminarli. Come spesso avviene in Italia, quando tutti aspettano le piu straordi– narie complicazioni, anche il trapasso dal vecchio al nuovo pontificato avvenne senza che succedesse assolutamente nulla. I cardinali del partito anti-ita– liano intransigente non abbandonarono Roma per tenere il conclave fuori d'Italia, come minacciavano da tanti anni: nessun governo voleva accogliere in casa propria l'imbarazzo di un conclave e di un papa, che forse non avrebbe voluto o potuto ritornare piu a Roma; e pare che il governo italiano abbia fatto sapere che avrebbe occupato il Vaticano non appena i cardinali ne fossero partiti. 85 L'ordine pubblico, in Roma e in Italia, fu perfetto, grazie alla ferma energia di Crispi e al buon senso del paese. 86 Il nuovo papa, Leone XIII, eletto il 18 febbraio, in un conclave, del quale nessuno piu libero si era avuto nella storia, sembrava animato da sen– timenti meno estremisti che non fosse stato Pio IX. 87 Ad ogni modo, era ob– bligato per qualche tempo a mantenere -un'attitudine di raccoglimento si– lenzioso prima di assumere una posizione ben definita. In fondo, fu utile per il governo italiano che la morte di Pio IX avvenisse in piena crisi orien– tale: la questione romana passò in seconda linea di fronte a quella della pace, che veniva negoziata durante il febbraio fra i plenipotenziari della Rus– sia e quelli della Turchia. Questa pace - il trattato di Santo Stefano - fu firmata il 3 marzo. La notizia di essa giunse a Roma insieme con altre informazioni assai inquie– tanti. Launay, reduce da un viaggio a Pietroburgo, comunicava in un rap– porto del 1° marzo, che il prindpe di Gortchiakoff, interrogato da lui sulla 83 Libro Verde, doc. CCCIX, p. 273. . . 84 Cfr. CmALA, Pagine, I, p. 214; UN ITALIANO (AMADORI-VIRGILI), La politica estera italiana, pp. 107-116. 8s BALLAUDIER, Le cardinal G. B. Pitra, p. 631. 86 PALAMENGHI-CRISPI, Francesco Crispi: politica interna, pp. 98 sgg.; MANFRONI, Sulla soglia del Vaticano, I, pp. 334 sgg. 87 Questa notizia circolò subito a Parigi, per informazioni ricevute da Gambetta e dall'aro· basciatore germanico Hohenlohe: HoHENLOHE, Denkwurdigkeiten, II, 228. 238 BibliotecaGino Bianco

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