Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 E anuele II moriva dopo rapidissima malattia. La successione dinastica si ~pf senza nessuna difficoltà o .disordine. I governi europei si fecero tutti ~~ppresentare con inviati straordinari. ai. funerali del primo re d'Ital!a e alla incoronazione del successore. Chi si fosse astenuto da questa dimo– strazione, avrebbe suscitato un vivissimo risentimento in tutti i gruppi nazio– nali italiani; e nessuno fra i governi delle grandi Potenze - impegnate a fondo nella questione orientale - aveva interesse a fare un affronto al go– verno italiano dandogli una spinta decisiva per uscire dalla neutralità e pas– sare nel campo contrario. Bismarck ottenne dall'imperatore che si facesse rappresentare ai funerali, non dall'aiutante di campo generale, ma addirit– tura dal principe ereditario: e questi, baciando sul balcone del Quirinale, in presenza della folla, il piccolo principe ereditario italiano (il futuro Vitto– rio Emanuele III), suscitò un grande entusiasmo. 76 Anche Francesco Giu– seppe mandò a Roma l'arciduca Ranieri. Pio IX dimostrò il proprio malcontento, rifiutando di ricevere gli inviati straordinari. E protestò ancora una volta contro la condizione di prigionia, in cui sf affermava ridotto. Anche questa protesta andò a raggiungere quelle che l'avevano preceduta. E i rappresentanti delle grandi Potenze, convenuti a Roma, contro la volontà del papa, poterono accertare la vitalità, se non la in– contestabilità, della nuova monarchia unitaria e liberale. Ma sotto le unanimi condoglianze diplomatiche, covavano i sospetti de- gli uni, e le speranze degli altri. . Il nuovo re era considerato come amico della Germania e della Russia, ed ostile alla Francia e all'Austria. Il 12 gennaio 1878, in una visita a Robilant, mentre faceva le condo– glianze per la morte del re, Andrassy deplorava che la N eue Freìe Presse avesse commesso l'indiscrezione di rivelare quel che era avvenuto nella se– duta segreta della. delegazione austriaca; ma nello stesso tempo diceva di "nulla saper vedere che potesse presentare inconveniente qualsiasi, anche ove la nota a Wimpffen fosse resa di pubblt"ca ragione." Robilant protestò contro quest'apprezzamento: la lettera a Wimpffen non era una nota ufficiale, era una lettera privata confidenziale, diretta dal mi– nistro austro-ungarico al suo rappresentante, e da questo comunicata in via riservata a Visconti-Venosta, il quale non aveva dato risposta; se il governo di Vienna avesse creduto un giorno di pubblicarla, il governo di Roma avreb– b~ al~a sua volta compilato una risposta: che potesse essere resa di pub– blica ragione. . Il conte volle porre il discorso in modo piu esplicito sul tema di quella lettera. Ma 10 credetti opportuno non entrare in simile discussione in quel momento, dichiarandogli che n~n ?v_e~omai avuto istruzioni in proposito, e che quindi non intendevo fare ciò di mia m1z1ativa. 77 76 RADO 77 R b.WI 1 T Z, Aufzeichnungen und Erinnerungen, II, p. 11; Il generale Osio, p. 261. o 1 ant a Depretis, 13 gennaio 1878. 235 BibliotecaGino Bianco

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