Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza Robilant, proprio il 7 ottobre, aveva scritto a Roma sconsigliando viva– mente qualunque nuova insistenza a Vienna: Non esito a dichiarare che ove ci accingessimo a una simile iniziativa a Vienna, è mio avviso ciò potrebbe avere le piu gravi conseguenze; e solo si potrebbe fare, ove non si rifuggisse da l'andare incontro ad un'aperta rottura. Andrassy, conscio non solo dei passi da noi fatti a Berlino, ma anche dell'accoglienza che vi trovarono, e forte dell'appoggio della Germania su quella questione, rifiuterebbe secondo ogni probabilità ogni discussione in proposito, e ci porrebbe cqsi in una posizione assai difficile ... Intorno a questo scabroso tema, una franca e netta spiegazione con Andrassy parmi già ci sia stata nella conversazione del 16 ottobre scorso anno ... Il ritornarci sopra, il ravviserei, ripeto, sommamente im– prudente per ogni riguardo. Dato questo modo di pensare, possiamo immaginarci se Robilant abbia accolto di buon umore la visita dell'ospite improvviso! Questi, giunto a Vienna la sera del 12 ottobre, trovò una lettera di Depretis: ' Non occorre che ti preghi che a Vienna non bisogna parlare delle tue conferenze con Bismarck, 65 ed usare la ptu grande riserva. Il partito cattolico è a Vienna numeroso e potente, e non mancherà di stare attento ad ogni tuo passo e di pesare e raccogliere ogni tua parola per divulgarla. Riguardo alla conferenza con Andrassy, verrà certamente in discussione il possibile ingrandimento dell'Austria coll'annessione della Bosnia. Vedi di spie– gare la posizione del nostro governo. L'Italia ha bisogno di pace_,desidera conservare re– lazioni amichevoli coi paesi vicini; le nostre simpatie sono per Andrassy; siamo disposti a fare ogni sforzo per mantenere le buone relazioni con lui, ma non saremmo capaci di dominare la opinione in Italia, in faccia ad un ingrandimento dell'Austria, senza com– pensi. Questa è la verità. Quello poi che avverrà in Italia, è difficile prevedere; ma è evi– dente che il ministero attuale non potrebbe restare al suo posto. Converrà che tu usi molta moderazione di linguaggio sia per un riguardo alla grande suscettibilità di Robilant, sia per non dar ragione al partito cattolico e militare di destare apprensione, che importa assaissimo di evitare: le tue parole sieno la espressione della franca tua opinione per– sonale. Quello che ti dirà Andrassy ci servirà di norma. Rohilant rincara la dose il 13 ottobre: Non è da farsi illusione: noi qui abbiamo nemici dappertutto, a corte, nei partiti politici, nella stampa. A noi viene attribuita la causa di tutte le sventure austriache dal 1859 al 1866. Se noi vogliamo mantenere amichevoli relazioni con l'Austria-Ungheria, è assolutamente necessario che non si faccia la menoma allusione ad aspirazioni annessio– niste in qualsiasi eventualità. Gli uomini di Stato austriaci non volevano, per il momento almeno, ammettere' neppure la responsabilità di una rettificazione della -frontiera orientale. Risponderebbero senz'altro che queste questioni si decidono con le armi. E poiché la Ger– mania, per i suoi fini, intendeva di nulla fare, che potesse spiacere all'Austria, era una ne– cessità sine qua non per l'Italia, di non sollevare difficoltà di alcuna maniera. Il tempo, il tempo solo, poteva risolvere equamente per l'Italia una questione cosi delicata. 66 Il 14 ottobre, telegramma di Depretis: 6S Depretis ignorava quello che Tornielli già sapeva che cioè Bismarck aveva riferito ad Andrassy nel convegno di Salisburgo la conversazione del giorno precedente con Crispi. Nel Gabinetto italiano la mano destra ignorava quello che faceva la sinistra. 66 CHIALA, Pagine, I, pp. 285-88. ,., 230 BibliotecaGino Bianco

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